Devo dire che subito ci sono un po’
rimasto male. Per i musicisti intendo. Cioè, il 9 aprile scorso arrivano a
Genova (città che ha una tradizione metallica non indifferente) i Secret Sphere, una delle band più
importanti del panorama power/prog italiano, con quasi 20 anni di carriera alle
spalle, tour in mezzo mondo con band di fama mondiale (King Diamond, Gamma Ray,
Edguy tra le altre) e…i componenti del pubblico non arrivano neppure a un
numero a tre cifre!! Caspita…ma cavoli, c’è pure Michele Luppi alla voce!! No, dico…Michele Luppi…cioè, uno dei più
grandi (il più grande?) cantanti italiani (la garbatezza di Geoff Tate
unita alla forza di Kiske: così lo descriveva giustamente il nostro Lost In
Moments nell’ambito degli Oscar di MM per i migliori vocalist) e non si precipita mezza
città a vederlo??
No, evidentemente non si
precipita…il che, egoisticamente parlando, ha avuto i suoi effetti positivi
visto che ha permesso ai presenti di godersi il concerto in modo perfetto,
riuscendo a stare comodamente a pochi centimetri dal palco.
A cura di Morningrise
Il pubblico dicevamo: si assesta
su un’età media di 35-45 anni, quindi persone che di certo non sono venute là a
fare un casino spropositato o a pogare. Sono passati quei tempi, ahimè, anche
per il sottoscritto e quindi, birra in mano e in compagnia di un caro amico, mi preparo con
tranquillità a godermi “semplicemente” lo spettacolo.
Accompagnati dagli ottimi Maker of Time, band ligure dedita a un
raffinato ed originale prog metal, i Secret Sphere riabbracciavano quella sera
Michele Luppi, reduce da una lunga assenza dall’Italia per dedicarsi ai
Whitesnake, dove dal 2015 come tutti sanno ricopre in pianta stabile il ruolo di tastierista (con grande apprezzamento peraltro, oltre che di Coverdale & co. anche
dagli addetti ai lavori, visto che la prestigiosa rivista giapponese Burrn lo
ha appena inserito al 5° posto in un’ideale classifica dei primi 15 tastieristi
al mondo).
La serata era importante anche
per un altro paio di motivi: da un lato la band piemontese festeggiava, freschi
freschi di firma, il nuovo contratto con la napoletana Frontiers rec.; e dall’altro ufficializzava la new entry nella propria line up, il classe ‘87 Marco Lazzarini
alla batteria (che prende il posto del bravissimo Federico Pennazzato), acquisto
importante date le notevoli doti tecniche del 29enne.
A tal proposito,
permettetemi una piccola nota personale: Marco mi ha ricordato molto,
fisicamente e anche stilisticamente, Jukka Nevalainen, drummer dei Nightwish
(al netto dell’età ovviamente, visto che i due si passano quasi dieci anni); sarà che quella
sera Lazzarini indossava anche una bandana in testa, tratto distintivo del
celebre batterista finlandese che non si separa mai da questo accessorio.
Lo show, durato un’ora e un
quarto circa, è stato particolarmente divertente e frizzante, grazie anche alle
doti di intrattenimento di Michele, capace come pochi di scherzare con gli
altri membri della band, oltre che con il pubblico. Sarà stato anche per
questo, ma sta di fatto che la sensazione trasmessa è che i Nostri si divertano un
mondo a stare sul palco!
Guidati dal silenzioso carisma del virtuoso leader Aldo Lonobile, tutti gli altri ragazzi girano
come un orologio svizzero, tenuti sempre sulla corda dall’istrionico Michele,
che non perde occasione, tra un brano e l’altro (ma anche all’interno dei brani
stessi) per pungolarli scherzosamente, riuscendo quindi a trascinarli anche nel
rapporto col pubblico.
Insomma, nonostante non ci fosse una folla casinista e
numerosa e la location non fosse delle più idonee ad ascoltare musica dal vivo,
i Secret Sphere si sono spremuti, dimostrando professionalità e un gran Cuore, che è ciò
che si richiederebbe ad ogni artista in uno show dal vivo.
La scaletta, come prevedibile, è stata incentrata sull’ultimo periodo di vita della band, quello in cui è stato presente Luppi. E quindi, fatta eccezione per un paio di pezzi
tratti da “Archetype” (2010, ultimo full lenght con il grande Roberto Messina alla voce), il resto
dei brani proviene dal validissimo “Portrait Of A Dying Heart” (2012) e dal
capolavoro del 2001 “A Time Never Come”, ristampato però giusto l’anno scorso
dalla milanese Scarlet Rec. (precedente label della band) con Luppi alla voce.
Momenti topici del concerto
sicuramente il cavallo di battaglia “Legend” (straordinaria canzone d’apertura
di ATMC) e l’appassionata interpretazione della splendida “Eternity”, una delle
top song di POADH, dolce power ballad cui il singer carpigiano dona una carica
emotiva da pelle d’oca.
Simpatica e inaspettata, e anche
per questo particolarmente gradita, l’ottima cover in chiusura di “Detroit Rock
City” dei Kiss.
Ce ne usciamo quindi dal locale contenti
ed emozionati. E divertiti, altro aspetto fondamentale per determinare la riuscita di un live.
Chiuderei ancora con una citazione del
nostro Lost in Moments che, parlando dell’infinito talento di Luppi, scriveva nel post succitato: aspettiamo e speriamo che incontri una personalità forte alla chitarra che lo
sappia guidare….
E se fosse proprio la classe di Lonobile, unitamente al neonato sodalizio con l’ottima Frontiers (ricordiamo: già label di "Sunless Skies", l’ultimo parto
discografico dei Pathosray, altra top band italica del genere power/prog), a
creare le condizioni migliori possibili per la consacrazione definitiva del buon Michele?
Aspettiamo svi...luppi!
Tracklist del concerto:
X
Whish &
Steadiness
The Fall
Healing
Union
Lie to me
The Scars That
You Can’t See
Legend
Under the
Flag of Mary Read
Lady of
Silence
Eternity
Mr. Sin
Detroit
Rock City (Kiss cover)