CLASSIFICA DEI DIECI MIGLIORI ALBUM DEATH METAL USCITI NEL 1991
INTERMEZZO: "EFFIGY OF THE FORGOTTEN" (SUFFOCATION)
Sospendiamo la nostra classifica per un attimo e concediamoci una "boccata d'aria" con i ...Suffocation!
I Suffocation... intanto una riflessione. In un periodo di rinnovato interesse per il death-metal, a distanza di dieci anni dall'anno mirabile 1991, mi posi una domanda: se, come era ed è mia tesi, il death-metal a cavallo di quegli anni toccò il suo apice per poi attraversare un'involuzione, come era possibile che vi fosse ancora un fiorente sottobosco di quei progetti? Ad un certo punto si moltiplicarono i progetti, è vero, ma con il meccanismo del Circo di Amedeo Orfei. Quel circo, costola povera dei circhi Orfei degli anni '80, proponeva numeri risicati in quantità e allestimento, ma ad un certo punto il pubblico cominciò a mormorare sotto il tendone, perché era fin troppo evidente che i vari artisti bulgari, croati, brasiliani etc. erano sempre gli stessi che cambiavano camuffamento...
Il vantaggio è che in questa rete di realtà si può entrare da una porta qualsiasi. Che siano pure i Suffocation, per poi esplorare le band collegate, in questo caso Hate Eternal, Malevolent Creation, Asphyx etc.
I Suffocation... intanto una riflessione. In un periodo di rinnovato interesse per il death-metal, a distanza di dieci anni dall'anno mirabile 1991, mi posi una domanda: se, come era ed è mia tesi, il death-metal a cavallo di quegli anni toccò il suo apice per poi attraversare un'involuzione, come era possibile che vi fosse ancora un fiorente sottobosco di quei progetti? Ad un certo punto si moltiplicarono i progetti, è vero, ma con il meccanismo del Circo di Amedeo Orfei. Quel circo, costola povera dei circhi Orfei degli anni '80, proponeva numeri risicati in quantità e allestimento, ma ad un certo punto il pubblico cominciò a mormorare sotto il tendone, perché era fin troppo evidente che i vari artisti bulgari, croati, brasiliani etc. erano sempre gli stessi che cambiavano camuffamento...
Questo per dire che va
bene parlare dei singoli, ma in realtà il via-vai di membri tra
gruppi diversi, o la moltiplicazione di progetti di un singolo membro,
è divenuta una dimensione artistica. L'artista death, non pago di
grugnire o tritare riff pezzo dopo pezzo in album fin troppo simili tra loro, deve completarsi ed evolversi nel contesto di altri progetti
musicali: in questi può grugnire o tritare riff pezzo dopo pezzo in album simili tra di loro e spesso per giunta simili a quelli del
primo progetto.
Il vantaggio è che in questa rete di realtà si può entrare da una porta qualsiasi. Che siano pure i Suffocation, per poi esplorare le band collegate, in questo caso Hate Eternal, Malevolent Creation, Asphyx etc.
Insomma parlavamo dei
Suffocation, che sono tra gli inziatori di un sottogenere
relativamente nuovo: il brutal death. Trattasi di una variante più
“claustrofobica” (uno degli aggettivi preferiti dei recensori
metal dell'ultimo ventennio) del death, dai ritmi sostenuti,
contemporaneamente accelerati ma rallentati, simili al movimento
pachidermico di un cingolato, che è veloce ma allo stesso tempo
zavorrato dal proprio stesso peso. A differenza dei generi contigui,
come il grind o il death-core, la tecnica è recuperata come nel
tardo thrash. La voce è un secondo basso. Ad un certo punto si
raggiunge anche la massa critica per distinguere due
sotto-sotto-generi, il technical brutal, che privilegia le
contorsioni ritmiche, e lo slam-brutal, minimale e con un cantato
oltre l'inintellegibilità, semplicemente suono gutturale
indifferenziato. Il technical brutal si limita a conservare il
classico growl, magari più corposo.
Tutto questo che stiamo
scrivendo, se si va indietro nel tempo, è sempre meno vero, nel
senso che i confini di generi nascenti sono molto meno chiari e netti
di quanto non sembri in ricostruzioni storiche a posteriori. "Effigy
of the Forgotten" ricorda lo stile di Deicide (nel growl) e Morbid
Angel (nei ritmi stop-and-go e nei rallentamenti intercalati e in
alcuni assolo a loro volta slayeriani di derivazione), più di
quanto non possano oggi ricordare gli ormai classici (ma allora meno)
Cannibal Corpse. Quanto ai testi, si respira un nichilismo che manca,
va detto, di una dimensione di riscossa umana e che si risolve nella
critica anti-religiosa (comunque apprezzabile, dalle parti dei Deicide). Si
passa da testi in cui ci si indigna per il mondo che distrugge se
stesso (retaggio thrash), a quelli in cui si celebra un principio di
distruzione gratuita e universale, passando da quelli più segnatamente gore o
metafisici, che sono i nostri preferiti.
La teoria del cadavere
dei Suffocation ci propone una visione della Vita come condanna. E
quindi una conseguente visione della Morte con relative decomposizioni, come un illusorio
passaggio ad una dimensione che in realtà non sarà mai compiuta. Se
è vero che la morte è certa, è anche vero che fino ad ora lo è
anche il proseguire della vita in altri corpi. La terra sepolcrale
“non fertile” in cui giacciono i cadaveri dei Suffocation sono
consumati da vermi speciali. L'immancabile profanatore di tombe che
riesuma uno di questi sacchi di pus si trova soffocato da un getto
della nauseabonda poltiglia che gli si caccia in gola e lo costringe
a rendere il saluto vomitando a sua volta. “La sostanza zampilla
e si spinge a forza giù per la gola, per farti rigurgitare la vita”
("Infecting the Crypts"). Ecco: semmai i Cannibal Corpse vengono fuori
da qui, perché Decide e Morbid Angel non trattavano argomenti simili,
essendo più inclini al fantastico o al teologico.
Curiosa invece, in senso
teologico, l'idea della morte che non si compie mai. "Re-cremation"
ipotizza una cremazione “di sicurezza”, perché i morti in realtà
non sono morti, visto che “dal momento della tua morte il tuo
cervello è preso d'assedio”. E così è necessario una nuova
morte che rimescoli le carte da capo, il che è un po' il solito
concetto del giudizio universale che riporta in vita le anime per
giudicarle. Ma per i Suffocation non finisce qui. C'è chi si salva
anche dalla seconda cremazione ed allora se ne becca una terza. Sono
i credenti che non muoiono perché, sognando la resurrezione, con la loro fede
probabilmente restano sospesi in un'attesa che fa ingolfare il ciclo
della morte. Sono coriacei e in
“Jesus Wept” vengono esplicitamente rimproverati: “Guardate il
mondo dei mortali dal vostro crogiolo di dolore, in lacrime perché
sapete che questa fine non arriverà mai, la ri-cremazione non è
servita con voi, siete tornati per affliggere gli altri”.
Per cui gli uomini
muoiono una volta, ma le loro anime restano sospese e vanno
ri-cremate in un secondo passaggio. I credenti di ogni specie vanno cremati a
ripetizione perché rimangono sospesi nel tempo metafisico. Gesù
risorto è il seme di questa stortura, che è tornato per affliggere
gli uomini e ha prodotto questo ingolfamento d'anime che non solo
non riescono a morire completamente (credenza comune a tutto lo
spiritismo arcaico), ma non vogliono addirittura morire (deviazione mentale dei
monoteismi).
Il credente è dunque per i Suffocation un individuo talmente (e
ipocritamente) convinto di essere immortale e di meritare il Paradiso Eterno, da affannarsi come non mai per essere
ricordato, effigiato, finendo così per ossessionare con la sua immagine di uomo
morente le generazioni future. I Suffocation lo indicano, in segno di
scherno, come “l'immagine di colui che è stato dimenticato”.
L'immagine del mondo, dimenticato da un Dio che non c'è e che non
accoglierà nessuno dopo la morte. E i suoi discepoli, "spacciatori di
vita", inquinano il fluido cosmico con semi di irrisoluzione
metafisica, cosicché la morte vomita indietro la vita (come nel
brano "Infecting the Crypts"), finché finalmente il ciclo non
si chiude. Quella terra sterile, in cui i cadaveri sepolti non
morivano, ma sputavano fuori pus vitale, altro non è che la terra
della fede.