Mi ha sempre incuriosito quella foto del booklet di "Formulas Fatal to the Flesh" che ritrae Steve Tucker che canta nella merda fino al collo. Ma perché? Cosa avranno voluto dire? Perché umiliarsi in questo modo? Certo l'immagine del buon Tucker, anfibi e tuta che entra nella palude, mi fa sorridere (magari con Azagthoth in ginocchio che tutto esaltato scatta la foto e Sandoval con la sistola dell'acqua pronta per ripulirlo da capo a piedi). Ma fantasie a parte, quella foto diviene anche una metafora per rappresentare sia la fase di incertezza vissuta all'epoca dai Morbid Angel sia le forme assunte dalle visioni artistiche del mastermind Trey Azagthoth. Invero, la foto porta in sé anche una triste profezia sul destino di Tucker: dopo aver analizzato il suo arrivo in seno della band nella prima parte, andiamo a vedere come va a finire la faccenda...
Se
“FFF” fu figlio di uno sfogo istintuale, in “Gateways to Annihilation”
(2000) la band ebbe modo di calibrare il tiro: questo nuovo album è a
mio parere il capitolo più riuscito della saga Tucker, nonché uno dei lavori
più belli di sempre dell’Angelo Morboso. Stilisticamente esso si pone
come via di mezzo fra il caos irrazionale dell’album precedente e le
sperimentazioni di “Domination”, complice anche il ritorno in formazione del
redivivo Erik Rutan. Azagthoth, dal canto suo, ha modo di sviluppare ulteriormente
la sua arte chitarristica, da un lato tornando prepotentemente a
lavorare con gli effetti, dall’altro tentando un approccio maggiormente
progressivo: aspetto percepibile in certi fraseggi, ma soprattutto nella
struttura dei brani, sempre più articolati e meglio strutturati. Sandoval spacca
il culo come al solito, mentre il buon Tucker, bello rodato, si presenta in
grande spolvero: il suo growl è divenuto autorevole, il suo carisma
accresciuto. A tratti egli si mostrerà all’altezza di chi l'ha preceduto (si
guardi alla trionfale “To the Victor the Spoils”) e pure la sua
posizione in seno alla band sembrerà più solida, tanto che gli permetteranno persino
di scrivere un pezzo in totale autonomia (la possente “He Who Sleeps”, sabbathiana
fino al midollo, degna erede di episodi quali “God of Emptiness” e “Where
the Slimes Live”). A completare il quadro troviamo una produzione
nettamente migliorata rispetto al passato, che vede il suo unico punto debole
nei suoni triggerati della batteria.
L’album
si giova quindi di suoni potentissimi, ma al tempo stesso nitidi che palesano
una cura del dettaglio davvero inedita: i brani sanno essere devastanti pur
muovendosi con passo “misurato” e vanno a macchiarsi di un senso di
claustrofobia che potremmo definire “spaziale” (non a caso nella foto di gruppo
Azagthoth indossa una maglietta dei Nocturnus): un incubo sonoro che
vede i suoi momenti migliori nell'imponente opener “Summoning
Redemption” (sopra i sette minuti!), la dinamica “Ageless, Still I Am”
(un labirinto dove morire a bastonate) e “Secured Limitations”,
caratterizzata da una bella doppia voce growl/screaming in stile vecchi Deicide. Con “Gateways to Annihilation” i “nuovi” Morbid
Angel trovano la quadratura del cerchio e, sinceramente parlando, la mancanza
di Vincent non si sente più. Anzi: è proprio la sua assenza a dare serenità
alla band, un po’ come successo ai Dream Theater post-Portnoy.
Ma
la tranquillità ritrovata durerà ben poco. Rutan e Tucker presto lasceranno: il
primo per dedicarsi a tempo pieno ai suoi Hate Eternal, il secondo non
si capisce bene perché. Fatto sta che Tucker tornerà appena in tempo per le
registrazioni del suo terzo album con i Morbid Angel “Heretic” (siamo
oramai giunto al 2003). In una fase in cui la band era una nebulosa che
gravitava intorno all’accoppiata Azagthoth/Sandoval, a materiale praticamente
pronto, fu proposto di rientrare a Tucker, il quale dette il suo ok
dichiarandosi entusiasta dei testi scritti da Azagthoth (o scemoooooo,
saresti tornato nei Morbid Angel anche solo per leggere il menù di Capodannoooo!!!)
La formazione si ricompatta così intorno al trio che aveva dato la luce a
“FFF”, ma i risultati saranno totalmente diversi. “Heretic”, al confronto, è un
album striminzito, sia per i suoni (più taglienti e scartavetranti, decisamente
meno “pieni” rispetto a quelli del predecessore), sia per la scrittura, un po’
appiattita, visto che la verve sperimentale e l’atmosfera vengono ancora una volta sacrificate
in nome della violenza tout court.
Devo
ammettere che sulle prime rimasi molto deluso, avendo all’epoca ancora
altissime aspettative nei confronti dei Morbid Angel. Tuttavia, a distanza di
anni, mi sono ritrovato a rivalutare “Heretic”: “Enshrined by Grace”,
per esempio, ha un bel groove e si fregia di un ottimo ritornello sconquassato
dai turbinanti cambi di tempo di Sandoval. E se “Beneath the Hollow” e “Praise
the Strenght” si muovono con quel passo incespicante che da sempre
caratterizza il lato più malsano dei Morbid Angel, la furia senza compromessi di “Stricken Arise” (con tanto di break centrale e screaming/ripartenza assassina nel
finale) è semplicemente sublime. Il maestro Sandoval detta i tempi
che è una bellezza, mentre Tucker è oramai della famiglia: il suo growl imperioso
riesce a conferire ai brani dei Morbid Angel un che di titano nella merda
che il baldanzoso Vincent non riusciva a dare. Fra i tre musicisti
paradossalmente il più appannato appare Azagthoth, che sembra aver esaurito
tutte le energie creative a sua disposizione. Sebbene egli dichiari di aver
realizzato l’album definivo dei Morbid Angel, è chiaro che il suo serbatoio
segni il rosso della riserva.
Ma
Miss Italia per Tucker finisce qui: come capita quando si sta (stranamente)
insieme ad una donna bellissima (la quale era stata raccolta nel momento del
bisogno dopo una storia tormentata) e magari ci illudiamo per qualche tempo di
aver conquistato il suo cuore, ma alla fine capiremo che il nostro destino
inesorabile è toglierci dalle palle nell’istante stesso in cui si materializza nuovamente
l’ex fidanzato/marito, così Tucker si volatilizzerà definitivamente con il
rientro di Vincent all’ovile.
Il
figliol prodigo verrà accolto da tutti con una grande ovazione, ma nessuno si
sarebbe mai aspettato dai Morbid Angel un lavoro di merda come “Illud
Divinum Insanus”: non solo il loro parto discografico peggiore di sempre,
ma uno degli album più brutti della storia dell’heavy metal tutto. David
Vincent, nonostante le malefatte, non rientra con umiltà: prima farà buttare
fuori Sandoval perché nel frattempo il batterista, oltre a gravi problemi alla
schiena, si era convertito al cristianesimo (!!!), palesando un conflitto di
interessi insanabile con la filosofia dei Morbid Angel (grave, gravissima
perdita per la band, visto che il drumming di Sandoval era divenuto
oramai un marchio insostituibile). Poi imporrà ad Azagthoth la direzione
artistica da intraprendere: lungi dall’essere il prevedibile (ma neanche troppo
sgradito) revival dei bei tempi d’oro, “Illud Divinum Insanus” si
rivelerà un lavoro confusionario e poco ispirato, sospeso fra fiacca tradizione
e maldestre sperimentazioni, con persino qualche strizzatina d’occhio alla dance,
che certo un fan dei Morbid Angel richiede come io posso richiedere le
melanzane alla parmigiana a colazione...
Brutta
fine davvero, soprattutto se si vanno a vedere i pregi dei tre dischi che i
Morbid Angel hanno saputo partorire senza David Vincent: Tucker, proprio perché
ininfluente (almeno all'inizio), ha avuto il merito “passivo” di lasciare ad
Azagthoth quello spazio necessario per esprimersi pienamente. Non che il
chitarrista stia nell'angolo negli altri lavori dei Morbid Angel (che
rimangono pur sempre una sua creatura), ma senza l'ego ingombrante di Vincent,
il Nostro ci è sembrato più focalizzato sulla sua folle arte chitarristica,
occupando le praterie di non-carisma lasciate libere da Tucker.
Ma anche nei confronti del cantante non c'è da essere troppo severi: nel corso di tre album egli è stato in grado di crescere come interprete, donando un’aura particolare alla musica dei Morbid Angel. Il suo growl si è andato raffinando registrazione dopo registrazione, grazie ad un'intensa attività concertistica, conferendo nuove sfumature alla musica dell'Angelo Morboso. “Formulas Fatal to the Flesh”, “Gateways of Annihilation” e “Heretic” sono monoliti oscuri, decadenti, sono album che recuperano un'irrazionalità che era stata patrimonio della band quando ancora era un turbolento scontro di energie primordiali. I giudizi lapidari sono un brutto vizio del metallaro: apprezzare la fase Tucker non significa sminuire il valore dei capolavori rilasciati dalla band nella prima parte della carriera… al massimo può gettare ulteriore merda su “Illud Divinum Insanus” (sempre sia smerdato!).
Ma anche nei confronti del cantante non c'è da essere troppo severi: nel corso di tre album egli è stato in grado di crescere come interprete, donando un’aura particolare alla musica dei Morbid Angel. Il suo growl si è andato raffinando registrazione dopo registrazione, grazie ad un'intensa attività concertistica, conferendo nuove sfumature alla musica dell'Angelo Morboso. “Formulas Fatal to the Flesh”, “Gateways of Annihilation” e “Heretic” sono monoliti oscuri, decadenti, sono album che recuperano un'irrazionalità che era stata patrimonio della band quando ancora era un turbolento scontro di energie primordiali. I giudizi lapidari sono un brutto vizio del metallaro: apprezzare la fase Tucker non significa sminuire il valore dei capolavori rilasciati dalla band nella prima parte della carriera… al massimo può gettare ulteriore merda su “Illud Divinum Insanus” (sempre sia smerdato!).
Voti:
- "Formulas Fatal to the Flesh": 7,5
- "Gateways to Annihilation": 8
- "Heretic": 6,5