"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

9 apr 2015

RECENSIONE: ELEGY "PRINCIPLES OF PAIN"


In un giorno di aprile mi aggiravo tra i polverosi banchi di una fiera del cd usato, attirato dal solito reparto metal con tutto a 5€! Signori miei cosa sono cinque euro al giorno d'oggi? 
Non valgono una birra al momento dell'aperitivo, non coprono le spese di una colazione al bar per due, non parliamo di mettere benzina alla macchina ... e allora perché non dare uno sguardo incuriosito al banco di cd? 

Cinque euro in effetti non sono niente, ma se ne spendi 35€ per sette cd, iniziano ad essere una cifra discreta, però valgono bene quel sorrisone da broker di Wall Street con cui sono tornato a casa. 
Tra questi cd c'era anche questa fatica degli Elegy uscita nel 2002 dopo uno choc importante per il gruppo: l'addio al chitarrista fondatore Henk Van der Laars. L'altro choc potrebbe essere la brutta copertina, ma ormai sono adulto e vaccinato, perciò vado oltre e cerco di entrare nella sostanza del disco.

Ian Parry porta avanti il progetto Elegy con solo Patrick Rondat alla chitarra (entrato dopo il buon disco "Manifestations Of Fear") e, in modo ruffiano, chiama accanto a lui il cantante storico Hovinga (in gruppo fino al 1995) che impreziosisce "Missing Persons".  Ian Parry è una volpe: da una parte si separa dal mastermind degli Elegy e fagocita il gruppo, ma dall'altro invita Hovinga che era sparito dai
radar musicali proprio per colpa del suo ingresso nel 1997 in "State Of Mind". 
Gli Elegy diventano quindi una sua creatura a tutti gli effetti, ma dopo questo album non riusciranno a comporre altro perché si sente l'assenza di Van der Laars! 

I primi trenta secondi del disco mi ricordano alcuni momenti di "Falling Into Infinity" dei Dream Theater e non è un bel ricordare, si percepisce subito che il disco non entra nella storia
anzi... Seguiranno "The Inner Room", "No Code No Honour" e "Walking Nightmare" che mi piacciono, perché mettono a fuoco le doti dei rinnovati Elegy senza inventare nulla ma con ritornelli
indovinati.
Il momento più power lo raggiungiamo con "Pilgrims Parade", mentre la titletrack irrobustisce improvvisamente il suono con una cupezza più vicina ai Black Sabbath di "Dehumanizer". 

Cosa resta? Un disco di onesto power progressive metal che non brilla per novità o spunti sconvolgenti, ma grazie alla voce di Ian Parry risulta gradevole. 

Il vocalist diventa padre e padrone del gruppo, ma nel gioco del dare/avere ritengo che gli Elegy hanno perso un membro chiave per la loro esistenza musicale. 
"Principles Of Pain" risente della mancanza di Van der Laars, ma rimane godibile anche se ad oggi gli Elegy non sono più tornati sul mercato per confermarsi. 

Voto: 6.5 

Canzone top: "The Inner Room"
Momento top: l'interpretazione di Ian Parry in "No Code No
Honour"
Canzone flop: "Hypothesis"
Anno: 2002
Dati: 11 canzoni, 53 minuti
Etichetta : Locomotive