I
MIGLIORI DIECI ALBUM NON-METAL DI BAND/ARTISTI METAL
Anteprima: Oltre le Colonne d'Ercole del Reame del Metallo...
Una
volta Dino Cazares (Fear Factory) disse che l'Heavy Metal è
il genere più bello del mondo perché nel metal puoi fare quello che
vuoi: puoi prendere qualsiasi cosa e buttarci sopra due riff di chitarra ed uscirtene comunque con un pezzo heavy metal.
Ma se
quei due riff di chitarra venissero a mancare?
Nel
mondo dell'arte svariati sono stati i passaggi, anche bruschi, da un comparto stilistico
all'altro. A qualcuno è riuscito bene, ad altri meno. Facciamo un
esempio cinematografico: se David Cronemberg è riuscito ad
approdare in modo credibile al genere drammatico con film come “M.
Butterfly” e “Crash”, partendo dall'horror/splatter
delle sue prime pellicole (citiamo a titolo esemplificativo “Il
demone sotto la pelle”, “Rabid – Sete di Sangue” e “Brood –
La covata malefica”), difficilmente un passaggio analogo ce lo
potremmo aspettare da un regista pur dotato come Dario Argento,
indubbiamente maestro nel suo campo, ma privo di quella sensibilità
che gli permetterebbe di travalicare in modo credibile i confini del
thriller/horror.
Strano
ma vero, anche nel rozzo, ottuso, rigido e dogmatico mondo del metal
qualcosa del genere è accaduto. Nel rozzo, ottuso, rigido e
dogmatico mondo del metal, invero, ci si imbatte spesso in strabilianti evoluzioni consumate da band che nel corso della loro
carriera hanno saputo cambiar pelle diverse volte. Molte, continuando
a razzolare all'interno del recinto del metallo; altre, saltando lo
steccato per muoversi libere in lungo e in largo nelle vaste
praterie del non-metallo.
Vi
sognereste mai una indie-rock band che un giorno si mette a suonare
death metal? Eppure nel rozzo, ottuso, rigido e dogmatico mondo del
metal salti di questo tipo si sono verificati spesso,
ovviamente in senso inverso. E' il caso, per esempio, dei tedeschi
Atrocity che con un sol balzo
son piombati dal death metal al folk! Nel 1995 vide infatti la
luce l'EP “Calling the Rain”, una gemma acustica che
traeva ispirazione direttamente dalla tradizione folcloristica
nord-europea. Con il prezioso, anzi indispensabile, contributo di
Yasmin, sorella del cantante Alex Krull, il quale, da parte sua, fu
in grado di sfoggiare una bella voce pulita, forte e tenorile:
praticamente un'altra persona, se si pensa al Krull aspro e gutturale
degli album appena precedenti (improntati su un feroce death metal, solo qua e là venato da quella verve
sperimentale che caratterizzerà il corso successivo della band). Ce
lo vedete, del resto, un Peter Gabriel che si mette a cantare in growl? Un
Eddie Vedder alle prese con uno screaming agonizzante
nel bel mezzo di una ballata dei
Pearl Jam?
Dunque
una band death metal che si mette a fare folk: sorprendente, no? Ed
invece non ci stupiamo per niente: il calderone del metal estremo
sarà negli anni a seguire una fucina incontenibile di band che
intraprenderanno incredibili mutazioni, laddove i generi classici
(hard, heavy, thrash) rimarranno spesso ancorati ai loro stilemi
originari. Il gothic/doom metal, in particolare, presterà il fianco
alle evoluzioni più disparate. L'emblema di questo movimento sono
niente meno che i padri fondatori del genere, i Paradise Lost,
che, lo diciamo fin da subito, non includeremo nella nostra
classifica. E non perché li riteniamo al di sopra delle parti,
anzi....
La
parabola artistica degli inglesi è stata del resto esemplare: le
recrudescenze doom/death dei primi album (“Lost
Paradise”, “Gothic” e “Shades of God”) si
dissolveranno già con la bella accoppiata “Icon”/”Draconian
Times”, in cui i Nostri si sposteranno su un metal decadentista
dalle suadenti melodie. Una spinta evolutiva che espellerà
direttamente fuori dal metal la band di Nick Holmes e Gregor Mackintosh, prima con l'album di rottura “One Second” (con
cui si abbraccia per la prima volta il paradigma elettronico, pur
lasciando alle chitarre spazi importanti) e poi, definitivamente, con
“Host”, in cui i Nostri oramai si dedicheranno ad uno
scialbo synth pop in stile Depeche Mode.
Decidiamo
di escludere i pur fondamentali Paradise Lost per un semplice
motivo: secondo noi, al di là delle buone intuizioni e del coraggio
dimostrato, non hanno vinto la scommessa. E' brutto vedere una band
illuminata ed intraprendente, composta da onesti musicisti, con un
chitarrista strepitoso, un cantante carismatico e dal sound
fortemente incentrato sulle chitarre, svilire le proprie potenzialità
in un prodotto dalle ambizioni nemmeno troppo velatamente
commerciali: un prodotto che, dal punto di vista dei contenuti, perde
personalità andando a scimmiottare il ben superiore estro dei
Depeche Mode. No, “Host” non ci piace e, sebbene
appartenga indubbiamente alla categoria, non è sicuramente da
includere fra i dieci migliori album non-metal
prodotti da band o artisti metal.
Purtroppo
i Paradise Lost non saranno l'unico esempio chiamato a rappresentare
lo schianto rovinoso di una band metal anche valida contro il terreno
ostico del pianeta non-metallico. Ma è anche normale
che sia così: ve lo immaginate un pugile che si improvvisa
ballerino? Mike Tyson in tutù? Sono mondi diversi, in cui si
richiedono professionalità e sensibilità diverse. Come
probabilmente i Radiohead non saprebbero da dove partire per tirare
fuori un disco black metal, in molti nel metal non conoscono quelle
accortezze, soprattutto attuabili in sede di produzione e mixaggio,
che rendono un album non-metal ben confezionato, o perlomeno
passabile. Il metal è spesso dotato di ottimi musicisti, ma gli
manca (giustamente) il raffinato sound-designer, il cantautore
ispirato, il produttore che sa come deve suonare un album non-metal.
Se poi il dotato chitarrista si mette a pasticciare con tastiere e campionamenti, se l'urlatore di professione, specializzato in growl
e screaming, arranca dietro a melodie pop, capiamo come
non sia affatto facile sfilarsi gli anfibi ed indossare i tacchi a
spillo, buttarsi in pista e ballare (il tango).
Ma
perché allora il metallaro decide, ad un certo punto della propria esistenza, di spingersi
ostinatamente oltre le Colonne di Ercole e perdersi in mari a
lui ignoti ed incomprensibili? Escluderei, almeno per quanto riguarda
la maggior parte dei casi, motivazioni di ordine esclusivamente
commerciale (diciamolo: spesso uscire dal metal, che ha il suo
zoccolo duro di incalliti acquirenti, non conviene!). Sana e
spassionata voglia di sperimentare? E' possibile: il mondo “fatato”
al di là del recinto pieno di orchi e cinghiali è ricco di
lusinghe, sia per chi suona che per chi ascolta. Se spesso i prodotti
non-metal partoriti dal metal non possono in nessun modo, per
vizi intrinseci, rivaleggiare con i padroni di casa del genere di
volta in volta scelto, rimane un'esperienza entusiasmante (se non
altro per l'effetto sorpresa) osservare la mutazione imprevista, il
goffo strisciare, di certe creature a noi care in contesti inediti.
Anche se poi, si sa, per sua predisposizione, tradizionalmente il
metallaro medio limita i propri ascolti non-metal
a pochi nomi: Pink Floyd, Queen, Depeche Mode i
più ricorrenti.
E non è
un caso che, almeno inizialmente, questo processo di
evoluzione/evasione si sia sviluppato principalmente lungo queste
direttrici (gli imponenti paesaggi sonori di “Wish You Were
Here”, la verve teatrale, la profondità psicologica, la
complessità narrativa di un “The Wall”, l'enfasi
operistica e l'imprevedibilità di brani come “Bohemihan
Rhapsody” ed “Innuendo”, le fascinose ed oscure
atmosfere di album come “Violator” e “Songs of Faith
and Devotion”). Ma solo inizialmente, perché il metal non ha
saputo solo aggeggiare in direzione psichedelia, prog e
dark-wave, ma ha saputo anche spaziare in ambito ambient,
elettronica, trip-hop, post-rock, alt-rock, kraut, shoegaze, dream-pop,
cantautorato ecc. Ed è da quelle parti che ci dirigeremo con la
nostra rassegna!
Abbassate
dunque il volume del vostro stereo e gettatevi in questa surreale
danza di elefanti in gonnellino...
X) Steve Von Till - "A Life Unto Itself"
10) Opeth - "Damnation"
9) Alcest - "Shelter"
8) Mortiis - "The Smell of Rain"
7) Wolves in the Throne Room - "Celestite"
6) Antimatter - "Lights Out"
5) Katatonia - "Discouraged Ones"
4) The Gathering - "How to Measure a Planet?"
3) Tiamat - "A Deeper Kind of Slumber"
2) Anathema - "Weather Systems"
1 - a) Ulver - "Kveldssanger"
1 - b) Ulver - "Perdition City"
1 - c) Ulver - "Shadows of the Sun"