Continua la nostra
chiacchierata con il grande Cliff Burton. Nella puntata precedente il
bassista ci ha espresso il suo punto di vista sui lavori dei Four Horsemen pubblicati
dopo la sua morte. Vediamo adesso come se la cava sotto il fuoco incrociato
delle nostre domande riguardanti un trittico di album davvero poco difendibile.
MM: Dunque Cliff, passiamo a
“St. Anger”…
CB: Non ti vorrei deludere
anche questa volta, ma ti anticipo che lo trovo un album grandioso…
MM: No, dai, non puoi
affermare una cosa del genere…tutta la semplicioneria di “Load” e “Reload”
spalmata su interminabili brani di otto o nove minuti: con tutta la buona
volontà, sinceramente, non ci posso trovare alcunché di buono…
CB: Ma secondo te che genere
è “St. Anger”?
MM: Ma che ne so…thrash metal
suonato male?
CB: No, è garage, semplice,
fottuto garage! E ti faccio un’altra domanda: hai mai sentito un pezzo garage
che dura otto minuti? Hai mai udito un esperimento del genere? Ossia
coniugare la complessità del thrash più tecnico con l’immediatezza del punk?
MM: Ehm, per immediatezza
intendi i suoni da set di pentole della batteria di Urlich?
CB: No, intendo
quella verve e quella spregiudicatezza di cui il metal, un po' ingessato
nelle sue varie evoluzioni, sentiva tanto il bisogno.
MM:…
CB: Pensa quello che ti pare,
ma intanto i Dream Theater subito dopo “St. Anger” pubblicarono “Train of
Thougth”, il loro album più duro di sempre, nonché quello che più di tutti
guarda ai Metallica. Ed è solo un esempio: in un contesto in cui molte band,
anche estreme, hanno per molto tempo cercato una maturazione
nell’alleggerimento dei suoni, dopo “St. Anger” la tendenza fu invertita e si
cercarono nuove vie in soluzioni più aspre ed immediate. Un po' come succede a
quei figli che si sentono legittimati a fumare se lo vedono fare ai propri
genitori: sanno che è sbagliato ma lo fanno uguale! Il mondo subì ancora una
volta il fascino irresistibile dei Metallica, e, manco a dirlo, i Metallica
vinsero ancora una volta…
MM: E’ vero, ho fatto caso anch’io
al fenomeno, ma secondo me non è merito di “St. Anger” quanto della reputazione
che si erano creati i Metallica con la passata produzione discografica: è come
se essi godessero ancora dei frutti di una rendita e di una fiducia illimitate.
E comunque questa è sociologia, parliamo invece di musica: onestamente, cos’ha
“St. Anger” di positivo?
CB: Tutto: dall’idea alla sua
realizzazione. Suonare nuovamente duri, a quella maniera, con suoni scarni,
senza un assolo, in culo a tutto e a tutti, “St. Anger” è il vero punk del
nuovo millennio!
MM: E ce n’era veramente
bisogno?
CB: Questo non spetta a me
dirlo, ma sono certo che i Metallica dimostrarono grande indipendenza
intellettuale con quell’album: sentirono che quella era la loro direzione e
l’hanno seguita. Potevano faticare di meno, fare canzoni di due minuti o
ricoverizzare i Misfits…evidentemente sentivano il bisogno di tornare al brano
lungo e in questo vedo non altro che onestà. Lo dimostra un album come “Death
Magnetic”, che proseguì sulla medesima via, ma recuperando l'antica complessità strumentale...
MM: Ecco: come mi giustifichi
un disastro del genere?
CB: In che senso? Non vi
capisco: vi lamentate se i Metallica fanno dischi mosci, poi che fanno dischi
grezzi ma tirati via, ed alla fine, quando tornano a fare un album à-la “…And
Justice for All”, vi lamentate uguale…
MM: Quello che critichiamo è
la qualità del prodotto, non la scelta stilistica in sé. Ben venga un “…And
Justice for All - parte seconda”, ma “Death Magnetic” non c'entra niente, non
si può semplicemente ascoltare: non ha né capo né coda, è prolisso, urta i
nervi, non si capisce dove voglia andare a parare…
CB: Ragiona un attimo:
cos’era, il 2008? E quand’è che si sono formati i Metallica? Nel 1982? Ventisei
anni di carriera…chi dopo ventisei anni di carriera continua a sfornare
capolavori?
MM: Per esempio nessuno si è
mai lamentato di un album dei Saxon….
CB: Con tutto rispetto per i
Saxon, ma che rischi si sono mai presi? Grande gruppo, li rispetto, mi ricordo
che all'inizio li ascoltavo anch’io, ma dopo tre dischi sinceramente ho girato la testa e guardato altrove! Per queste cose bastano gli AC/DC,
i Motorhead, ma cazzo, il metal a questa maniera ha rotto i coglioni: che me ne
faccio di venti dischi uguali dei Saxon o di qualsiasi altra band che ha detto
tutto quello che doveva dire nell'arco di due album? Il metal ha sempre avuto
questa tendenza ad essere autoreferenziale, fine a se stesso, quando secondo me
è meglio rischiare ed eventualmente sbagliare, per questo apprezzo il percorso
dei Metallica e lo difendo a spada tratta...
MM: Ho capito, la differenza
è sostanziale, ma ciò non giustifica album di merda come “Death Magnetic”…
CB: Mettila così: i Metallica
hanno creato musica fino al “Black Album”, poi hanno smesso di essere degli
artisti, ma attenzione: non per divenire delle rock-star, come tutti pensano,
bensì per tornare ad essere degli uomini. Funziona così per tutti gli aspetti
della vita: da un certo punto in poi smetti di voler dimostrare e voi semplicemente
essere quello che sei. E’ un po’ come quando al liceo insegui la figa della
scuola, che magari è un’oca, ma la vuoi uguale perché è la più bella. Poi
cresci e vuoi la donna elegante, profonda ed intellettuale. Ma in vecchiaia
capisci quello che veramente desideri e scopri che hai sempre amato la
compagna di banco del liceo, con cui ti divertivi e ci stavi un mondo di bene. Con “Death Magnetic” i Metallica capirono che era il momento di guardare indietro nel loro passato, e non è stata una scelta di comodo, perchè erano passati venti anni (e credimi nel rock vent'anni si sentono...) e ai tempi di "...And Justice for All" non è che i Nostri suonassero robetta semplice. Se poi la casa discografica ha avvallato la mossa perchè poteva portare ad un ricongiungimento con i vecchi fan, lo vedo solo come un effetto collaterale che poco ha influito sulla resa finale del prodotto. Ripeto: c'erano tanti modi per fare soldi, e quello francamente mi è sembrato il più complicato e faticoso...
MM: Però il disco con Lou
Reed non è tollerabile, dai, se riesci a convincermi del contrario meriti il
Nobel per l’eloquenza…
CB: (sospira) “Lulu”…cosa
dire di “Lulu”? Cazzo, Lou Reed…New York, Andy Warhol, Velvet Underground,
storia della musica…non so come sia nata la cosa, ma come fai a rifiutare una
collaborazione del genere? Lou Reed è sempre stato uno stronzo, già da giovane
(guarda “Metal Machine Music”), figurati a quasi settanta anni. Ma del resto
come fai a contraddire Lou Reed? Se Lou Reed m’avesse detto: “Facciamo un disco
di liscio”, io gli avrei risposto: “Si, Lou, ottima idea!”. No, a prescindere
dal risultato, proprio non me la sento di criticare i Metallica per una cosa
del genere, sono situazioni al di là del Bene e del Male…
MM: Mi sembra di capire che
stai scaricando la responsabilità sulle spalle di Lou Reed…
CB: No, ci mancherebbe, le
ragioni vanno ricercate più che altro sulla situazione in sé. Ti faccio un
esempio: arriva Naomi Campbell e ti dice: “Scopiamo”; tu sei ubriaco e non ti
si rizza l’uccello nemmeno se punti un revolver calibro quarantacinque
dritto contro le tue palle, ma che fai? Rispondi: “Scusa Naomi, non me la sento
stasera, possiamo fare il prossimo fine settimana...”? Te ne fotti, ti butti comunque e fai quel che puoi!
MM: Album con l’orchestra,
collaborazioni eccellenti, pare che l’abbiano provate un po’ tutte: secondo te
quale sarà la prossima mossa dei tuoi ex colleghi?
CB: Difficile a dirsi, devo
ammettere che mi hanno spiazzato ad ogni loro uscita… Se gli industriali
concederanno loro il tempo sufficiente per riprendere fiato, secondo me
potrebbe uscire qualcosa di veramente buono. Una specie di "Black Album parte
seconda", senza ballate strappalacrime e videoclip ruffiani: qualcosa di
ispirato, intimo, magari con forti influenze sabbathiane (tanto alla fine
sempre là si va a parare…), dunque lento, passionale, underground…i ragazzi
hanno bisogno di tornare in garage e ritrovare se stessi…
MM: Me lo auguro, anche se
oramai conservo poche speranze in merito alle nuove uscite dei Metallica….
CB: Mai smettere di sperare,
guarda l’ultimo degli Iron Maiden…
MM: Vuoi dirmi che ti è
piaciuto “The Book of Souls”?
CB: Diciamo di sì,
considerato l’andazzo degli ultimi due o tre album, non c'era da essere
fiduciosi. Ma del resto nel tempo ho scoperto questa regola d’oro del rock: i
grandi rimangono dei grandi, anche in vecchiaia. Stai certo che l’ispirazione
si può appannare anche per lunghi periodi, ma la zampata vincente prima o poi
arriva…Old school rules…
MM: Grazie Cliff, trovo le
tue parole confortanti. E mi fa piacere sapere che ti sia mantenuto aggiornato,
cosa che mi permette di aprire un ulteriore capitolo. Posso chiederti le tue
impressioni su diversi gruppi?
CB: Spara…
MM: Partiamo dai vostri
colleghi diretti, dal thrash metal degli anni ottanta: Megadeth
CB: Posso non rispondere?
MM: Slayer?
CB: Gli Slayer sono
indubbiamente dei grandi, ma non ci avrei suonato volentieri insieme. Più di
ogni altro hanno gettato le basi per lo sviluppo del metal estremo, ma quei
suoni geniali che tanto hanno fatto scuola, nel tempo sono divenuti per loro
una gabbia. La violenza infatti impone degli standard e da un certo momento in
poi sono stati costretti ad attenervisi in maniera quasi burocratica. Io a tali
condizioni non mi sarei divertito: i Metallica esprimevano una libertà di
azione più ampia, sapevano spaccare il culo come scriverti la ballata commovente,
i loro brani potevano cambiare umore più volte, vantare inserti melodici,
momenti di impatto e sezioni più complesse ed evocative. Negli Slayer non c'era
niente di tutto questo: con loro o pesti veloce o pesti veloce, non ci sono
alternative; al massimo ti puoi concedere il pezzo cupo che parla del
serial-killer di turno (fa un'espressione inorridita), ma alla fine è la stessa
solfa.
MM: Anthrax?
CB: Dei pazzi, erano dei veri
pazzi, che risate mi son fatto in loro compagnia, non posso che volergli bene.
Peccato che il loro percorso virtuoso ad un certo punto si sia arrestato. Chissà, sarà l'aria di New York a fotterti il cervello. Erano arrivati
a fare delle cose interessanti con i Public Enemy, e sebbene io non ami il rap,
ero contento che avessero trovato la
loro via per rinnovarsi, visto che l'epoca d'oro del thrash stava finendo. Il
thrash è stata una grande cosa, ma come fenomeno non si è saputo rigenerare, è invecchiato male. E, più in generale, sono un po' perplesso
innanzi a chi si ricicla...
MM: Tipo gli Exodus?
CB: Poveri cristi, voglio
molto bene anche a loro, ma c'è da dire che la fortuna non li ha assistiti.
Quando ad inizio anni ottanta rivoluzionammo il mondo dell'heavy metal c'erano
indubbiamente anche loro: “Bonded by Blood” lo ascolto ancora volentieri, ma
poi francamente li ho persi di vista e la recente reunion, fondata sul recupero
delle sonorità originarie, non mi ha per niente incuriosito. Avrai capito che
mi piacciono i percorsi imprevedibili, le sorprese. E i Metallica (ancora
loro!) hanno sempre espresso una volontà di cambiamento che non ho riscontrato
spesso nel metal: la verità è che finché c'è da fare casino siamo tutti bravi,
ma è nel lungo periodo che si nota la stoffa del campione...
MM: Megadeth?
CB: Daie coi Megadeth,
saranno per sempre la croce per i Metallica, anche per i componenti defunti!
(ride). Per loro devo fare un discorso più complesso. Capitolo Mustaine: grande
artista, virtuoso, creativo, con il fuoco nelle vene, però come persona non lo
digerivo proprio. Del resto non sono quello più indicato per parlarne, visto
che convivemmo in formazione solo per qualche mese e non sono mai arrivato allo
scontro diretto. Però era pesante, bizzoso, rompeva i coglioni, guastava il
clima e la sua cacciata fu un vero sollievo per tutti. Dio benedica Kirk! Il fatto è che Dave continuò
ad odiarci, fondò la sua band per combattere una guerra che solo lui vedeva e
voleva, un po’ come una ex che ti stalkizza dopo che vi siete lasciati e tu
magari ti sei fatto una vita nuova. Per anni si parlò di questa rivalità
Metallica/Megadeth, ma a mio avviso non ci fu partita: i Metallica erano
decisamente meglio. Ho iniziato a rivalutare i Megadeth successivamente, quando
entrarono in formazione gente per bene come Friedman e Menza, fra l’altro
musicisti superlativi. In quella fase la band godette di un assetto stabile,
Dave si stava disintossicando, le cose sembravano andare per il meglio. Anche
se poi, pure nei momenti migliori, rimaneva nella musica dei Megadeth
quell’acidità che era propria della personalità di Dave e che io non sono mai
riuscito a digerire. Forse è per questo motivo che i Megadeth non mi hanno mai
fatto impazzire: ascoltandoli mi tornano sempre alla gola le sue merdate di un tempo! Ad ogni modo, secondo me la miglior band thrash metal (dopo i
Metallica ovviamente) non è fra quelle che hai nominato. Io ho sempre tifato
per i Voivod...
Con questa rivelazione ci
fermiamo nuovamente, ma la nostra chiacchierata con Cliff non si esaurisce qui:
a presto per la terza ed ultima parte dell’intervista!