Il 13 agosto del 2006 la scena estrema svedese, ma direi il mondo Metal tutto, ha perso uno dei suoi musicisti di punta: Jon Nodtveidt.
Jon ha
deciso di togliersi la vita con un colpo di pistola alla testa in un piccolo
sobborgo di Stoccolma. Aveva da poco compiuto 31 anni.
La sua è stata una delle
biografie più complesse e controverse della scena metal degli anni ’90. Tanto
controversa però quanto importante, visto il lascito donato alla nostra musica
preferita attraverso i suoi Dissection.
A mente fredda, a quasi 10 anni
dalla sua morte, noi di MM abbiamo deciso di andarlo a trovare nell’Aldilà per
toglierci qualche curiosità, sia professionale che umana.
Un incontro però non dei più semplici: sostenere
quello sguardo glaciale (diciamolo pure…un po’ da psicopatico!), vedere quella
moltitudine di tatuaggi satanisti sparsi su tutto il corpo…mette a disagio.
Ma non ci siamo fatti fermare
dalle apparenze e siamo andati oltre. Ed ecco quello che Jon ci ha rivelato.
MM: ciao Jon, come butta?
JN: Mah, qua non è proprio il
massimo, ma del resto me la sono andata a cercare e quindi adesso non posso
lamentarmi.
MM: ehm…il tuo sguardo e il tuo enorme tatuaggio sulla tempia mi mettono un po’ in soggezione, scusa. Mi mancano un
po’ le parole. Da dove cominciamo?
JN:….
MM: si, hai ragione...scusa
ancora. Allora, noto che anche qua indossi quella maglietta con l’acronimo
M.L.O. (la setta cui apparteneva Jon, il Misanthropic
Luciferian Order, poi rinominata Temple of the Black Light - NdR) e il ciondolo
a forma di pentacolo che portavi quando eri ancora un ragazzino e avevi i
capelli lunghi…ma non ti sei stufato di tutto questo armamentario satanista,
almeno quaggiù? (o quassù? Perdona ma non mi oriento bene…)
JN: come prima cosa “armamentario”
lo dici a tua sorella! Sono stati elementi importanti della mia personalità da
vivo, perciò vedi di portare rispetto!
MM: ops, scusa Jon, non era mia
intenzione…te l’ho detto che mi mancavano le parole giuste per cominciare…
JN: ok, ok, lascia perdere. Ad
ogni modo dove mi trovo adesso non è molto importante il vestiario, e una
t-shirt vale l’altra. Non pensi che potrei anche qua cercare di sforzarmi di essere coerente con le mie scelte terrene? Peraltro l’acronimo M.L.O. col pentacolo io ce l’ho
tatuati sull’avanbraccio sinistro e quindi non…
MM: già, così come il “666” sul
collo…
JN: non mi interrompere, cazzo! Si,
come quel “666”! Me lo sono fatto a 22 anni e non me ne pento di certo!
Ma voglio essere sincero fino in fondo; del resto in questa
situazione, e dopo 9 anni che mi sono sparato in testa, non posso di certo
nascondere nulla a nessuno. In primo luogo a me stesso, appunto. E allora
ascolta: da vivo avevo dichiarato che un membro del M.L.O. non sarebbe mai
morto di vecchiaia, in preda alla malattia o alla depressione. Ma che avrebbe
deciso lui quando e come farla finita per ricongiungersi alla Morte e al Caos
primigenio. Possibilmente dopo aver vissuto al massimo la sua vita e aver
raggiunto quello che lui ritiene essere stato il suo apice come essere umano. Non
so se ci sono riuscito o meno. Non nego che il mio suicidio sia stato anche
dovuto a queste concezioni e credenze sull’universo che avevo abbracciato
all’interno dell’Ordine. In quel momento credevo di fare la cosa giusta, la
cosa più consequenziale a quanto avevo vissuto, e dichiarato fino a
quel momento.
Certo, non ti nascondo che se
potessi tornare indietro, probabilmente ci ripenserei. Però ormai è fatta.
MM: ok, afferrato il concetto.
Senti, non voglio affrontare cose troppo personali su quegli ultimi momenti
della tua esistenza. Ovviamente non ne ho diritto. Posso solo chiedere se ha
inciso, in quel fatale gesto, oltre alle tue credenze esoteriche, anche ciò che
facesti in quella notte del luglio del 1997 (l’omicidio, assieme ad un amico,
di un omosessuale algerino - NdR)?
JN: guarda, sicuramente quello è
stato lo spartiacque della mia vita. E’ buffo pensare come da piccole scelte
possano derivare conseguenze abnormi. Come si dice in questi casi? "Sliding
doors"? Beh, se me ne fossi andato a casa dopo essermi scolato tutto
quell’alcool nei pub invece di andare in giro con Vlad chissà…non sarebbe
successo niente. Non avrei incontrato quel tizio e il mattino dopo avrei
continuato la mia attività con i Dissection bello tranquillo. E invece…io, la
sliding door, me la sono presa forte in faccia! Ma ripeto: è stata una scelta
più o meno consapevole. Ero ciucco di brutto si, ma non tanto da non capire
quello che stavo facendo.
MM: certo che mettere fine alla
vita di un uomo…caspita…
JN: si, non ti nego che sia
terribile. In galera ci ho pensato parecchio a questa cosa. Ho avuto modo,
ahimè, di rifletterci a lungo. A 20 anni si hanno tante balle in testa. Cerchi
di seguire ciecamente i tuoi valori, i tuoi ideali. E tendi ad essere
intollerante verso tutto ciò che la tua mente rifiuta come “diverso” o come
“sbagliato”. La morte livella molte cose, chiarisce molti pensieri…adesso, ad
esempio, contro i gay non ho nessun pregiudizio. Ma allora…chissà, forse se
fossi stato sobrio non gli avrei sparato. Ma non voglio nascondermi dietro a un
dito: l’ho fatto e ho pagato.
Dopo il primo periodo di sbandamento in galera,
finisci per accettare di passare lì dentro un giorno dopo l’altro. E comunque, per quanto umanamente sconvolgente, è
stata un'esperienza a suo modo molto formativa. Inoltre componevo musica anche lì (mi
hanno consentito dopo un po’ di avere prima una chitarra acustica e poi una
elettrica), e questo mi ha aiutato tantissimo. Perché le idee giravano,
l’ispirazione per comporre non mi mancava.
Ma quando sono uscito di galera
avevo 7 anni in più. La rabbia e la frustrazione contro me stesso per aver
dilapidato così tanto tempo le covavo dentro. All’esterno cercavo di figurare
come il Jon di sempre, cazzuto e integro nei suoi pensieri di ventenne. Ma, ora lo posso dire tranquillamente:
qualcosa si era incrinato in me. Una cosa del genere non può che segnarti per
sempre.
MM: La famiglia ti manca? Di tuo
fratello Emil cosa mi dici? Avete collaborato molto professionalmente. Deve stare molto male per
la tua assenza.
JN: eh, si, il mio fratellino… Mi
spiace per lui, Questo si. E’ un bravo musicista, a tutto tondo. Ora si è messo
anche dietro la consolle e se la cava alla grande pure come ingegnere del
suono. Mi ha aiutato anche nella produzione e nel missaggio dell’ultimo disco
dei Dissection. Non ti nascondo che mi manca. Siamo cresciuti assieme, avevamo
solo 16 mesi di differenza. Praticamente coetanei. Si, lui mi manca molto.
MM: ma del suo percorso con i
Deathstars che mi dici? A me sembra che quella proposta l’avessero già
realizzata a fine anni '90 molto meglio i Covenant (poi The Kovenant - NdR) con “Nexus polaris”
prima e “Animatronic” dopo.
JN: guarda, musicalmente preferisco
non commentare…ma un commento, diciamo così, estetico te lo faccio: ma come
cazzo si sono conciati mio fratello e gli altri?? Sembrano delle belle copie di
Marilyn Manson! Dico “belle” perché essere “brutte copie” di Marilyn Manson è
impossibile (ride)
MM: senti, passiamo al discorso
musicale che ti riguarda da vicino. La prima domanda sorge spontanea: come
cazzo hai fatto a comporre “The Somberlain” a 18 anni e “Storm of the light’s
bane” a 20??
JN: eh eh che ti devo dire??!! A
18 anni hai il fuoco dentro (e se non ce l’hai vuol dire che c’è qualcosa che
non va)! Se ci pensi bene non ero un caso isolato in quegli anni: anche Samoth
e Ihshan registrarono “In the Nightside Eclipse” a 18 anni! Ed erano ventenni
anche i Darkthrone all’epoca di “A Blaze in the Northern Sky”.
Imbracciavo la chitarra da quando
ero ragazzino, avevo si e no 8-9 anni, e sentivo di avere tante idee da
esprimere, tante intuizioni. Amavo la musica heavy e il mio intento, da subito,
fu quello di esplorarne la parte più oscura, collegata all’esoterico e al
satanismo. I Dissection furono il mio strumento per farlo. Il contesto ha fatto
il resto: di certo mi ha aiutato l’essere nato a Stromstad che, seppur in
Svezia, è più vicina ad Oslo che a Goteborg! E il fascino della nascente scena
black norvegese non poteva non fare breccia in me. Ho cercato di mescolare
queste cose all’altra mia grande influenza, quella del death nostrano della
scena di Goteborg…e sono usciti fuori quei due dischi.
MM: La fai semplice…sappi che
SOTLB è il mio album black/death preferito…
JN: ok ok, grazie. Ma finiamola
con queste leccate…
MM. ehm, ok. Scusa. In realtà non
era una leccata, ma la pura verità.
Comunque, passiamo ad altro: prima,
parlando di Emil, hai citato il tuo ultimo full lenght: “Reinkaos”. Mi hai
detto che avresti dovuto lasciare la vita nel momento di massimo fulgore, allo
zenith insomma. Però quando sei uscito di prigione hai vissuto pochissimo, meno
di due anni, e nel mentre hai pubblicato “Reinkaos” e…
JN: stop, stop, senti, non stare
a menarmela anche tu con “Reinkaos”! So che a tanti ha fatto cagare, ma quello
era! Sentivo che era l’album che dovevo comporre…
MM: scusa se mi permetto, ma ti è
uscito maluccio (avrei voluto dire “piatto come una sogliola” ma ho preferito
essere più morbido - NdR). Qualche buono spunto qua e là c’era, come in “Nexion”
o “Xeper-I-Set”; e poi risentire la tua inconfondibile voce, quello splendido scream, è stata comunque un’emozione.
Però, fuori dai denti: sembra suonare come un disco di “serie B” di
melodic-death svedese. E con 10 anni di ritardo…
JN: non credo che tu possa
capire: stare più di 7 anni in galera un po’ arruginisce …non rinnego nulla di
quanto fatto musicalmente. “Reinkaos” compreso, che è evidentemente anche il
frutto del mio periodo in galera. Forse, riascoltandolo a mente fredda, posso
dire che è stato un errore concentrarmi più sui testi che non sulle musiche.
Si, poteva uscire meglio come songwriting. Probabilmente in quel particolare
momento ci tenevo di più a dire delle cose in cui credevo, che stavano segnando
così profondamente la mia vita, piuttosto che rifare a distanza di oltre 10
anni un "SOTLB – parte seconda"; anche se a posteriori so bene che in molti
l’avrebbero preferito.
MM: già, ho notato. Tutti quei
discorsi sull’occulto…più che dei testi sembrano formule esoteriche e invocazioni
per l’avvento di questa sorta di satanico Regno del Caos.
JN: e infatti lo erano! E la
copertina voleva veicolare già questo messaggio. Il Caos è la forza primigenia
dell’Universo, una forza spaventosa e affascinante assieme. Credo che in
qualche modo il mio obiettivo, nel suicidarmi, fosse proprio quello di
ricongiungermi ad essa. Ti ripeto: so che sarò sempre ricordato per i
Dissection e i loro primi due album, ma sono fiero anche di Reinkaos e dei
messaggi che ho potuto trasmettere con esso. Che ti devo dire?
MM: no, figurati. La cosa che
colpisce è che ti sei tolto la vita ad appena 4 mesi di distanza dall’uscita
del disco; e ad appena due settimane dalla pubblicazione del dvd del live
“Rebirth of Dissection” (il dvd fu pubblicato il 29/07/2006 anche se conteneva
la registrazione del primo concerto tenuto dai Dissection nell’ottobre del
2004, a poche settimane dall’uscita del carcere di Jon - NdR). Fa strano,
capisci? “Rebirth..” e poi…
JN: …
MM: va beh, capito.
Ok Jon. Il
nostro tempo è scaduto. Un’ultima cosa. Hai dato vita o partecipato a tantissimi gruppi e progetti. Al di là di quelli di fine anni ’80, quando eri appena
adolescente, ce n’è uno, oltre ai Dissection, che non hai avuto modo di
coltivare e di cui ti rammarichi per non averlo fatto?
JN: senza ombra di dubbio ti
rispondo gli Ophthalamia. Quello si che era un gran gruppo! Mi rammarico di non
aver partecipato a “Via Dolorosa”, un album straordinario. Per fortuna ci ha
suonato Emil: il cognome Nodveidt almeno è presente! (ride).
Ed ero affezionato anche al
progetto The Black che andava un po’ a riprendere quel sound sporco e minimale
del black norvegese (non a caso avevo già dedicato “The somberlain” a
Euronymous che era morto da poco). Anche se ho voluto personalizzare il disco
corroborando le partiture di chitarra con le tastiere. Per me è stato un
divertimento e un onore omaggiare quella scena così straordinaria. E’ una
formula che in Svezia adottarono successivamente altri gruppi black, ad esempio
mi vengono in mente i Setherial di “Nord…”
MM: si, anche a me “The Priest of
Satan” dei The Black è piaciuto. Molto darkthroniano, ma comunque diverso, con
un tocco personale che lo distingueva dalla massa. E’ la cosa che, fuori dalla
tua band principale, ti è probabilmente uscita meglio. Non credo sia un caso che lo
rilasciasti nel 1994, in mezzo ai due capolavori targati Dissection.
JN: eh si..furono tre anni
davvero molto fruttuosi e artisticamente fecondi.
MM. Peccato non averti ancora tra
noi…
JN: il Metal va avanti senza
problemi anche senza il sottoscritto…
MM: ok, ok, caustico fino
all’ultimo…un ultimo saluto ai nostri lettori?
JN: cercate di essere sempre
coerenti con i vostri ideali, ma senza intolleranza verso chi non la pensa come
voi o non è come a voi piacerebbe che fosse. Con l’intolleranza e il fanatismo
ci si rovina la vita, propria e altrui… datemi retta: stare in carcere è
davvero una merda!