Sul fatto che il 2016 fosse un anno nefasto per la musica lo si era capito subito dalla morte di David Bowie, peraltro pochi giorni dopo quella di Lemmy a fine 2015, ma a questi mostri sacri siamo costretti ad aggiungere la dipartita di Keith Emerson. Non cercate però spalle su cui piangere in Metal Mirror, andate altrove a leggere la celebrazione artefatta del talento del pianista inglese, perché il nostro ricordo è legato al Metal e va oltre la solita etichetta di "Jimi Hendrix delle tastiere".
I fatti: nella sua casa di Santa Monica nella notte del 10 marzo muore all'età di 71 anni il Signore del Moog, uno dei più grandi tastieristi di tutti i tempi e fonte di ispirazione per chiunque si cimenti con questo strumento. Keith era un autentico genio, sin dai suoi esordi nei Nice o alla celebrità raggiunta con gli Emerson Lake & Palmer fino ai lavori solisti e alla colonna sonora del film "Inferno" di Dario Argento.
Il caso: pochi giorni fa ho ripreso "Elegy" dei Nice per ascoltare la commovente "Hang On To A Dream" e celebrare, senza timore di smentita, lo spirito avanguardista di Keith Emerson nella fusione programmatica di musica classica e ritmi rock o jazz.
Il caso: pochi giorni fa ho ripreso "Elegy" dei Nice per ascoltare la commovente "Hang On To A Dream" e celebrare, senza timore di smentita, lo spirito avanguardista di Keith Emerson nella fusione programmatica di musica classica e ritmi rock o jazz.
Come nei migliori casi investigativi c'era però qualcosa che non mi quadrava, leggendo le notizie sulla sua morte c'era sempre un dubbio, una frase non detta sulla depressione, fino a quando si è reso palese il suicidio. Questo, volente o nolente, ha reso Keith più estremo e vicino alle lande metalliche.
Keith Emerson è morto, come ha confermato la polizia, a causa di "una ferita auto-inflitta alla testa con un'arma da fuoco" ed ho pensato subito a Dead dei Mayhem. In questo caso non c'è stato nessun Euronymous pronto a scattare una foto da mettere sulla copertina di un bootleg postumo, però l'associazione mi è venuta spontanea. Starò diventando pazzo?
La sua vicinanza alla musica metal non è riconoscibile solo nella tipologia di morte, ma ci sono anche affinità sostanziali con numerosi musicisti che ne hanno fatto la storia.
La sua vicinanza alla musica metal non è riconoscibile solo nella tipologia di morte, ma ci sono anche affinità sostanziali con numerosi musicisti che ne hanno fatto la storia.
Uno su tutti è certamente Jordan Rudess. L'attuale tastierista dei Dream Theater riconosce come suo idolo il pianista britannico, tanto che "Tarkus" compare negli album più influenti della sua vita e, nel disco solista "The Road Home" inserisce una meravigliosa cover della celebre suite con l'aiuto di Steven Wilson alla voce.
Emerson non è solo il riferimento per Jordan Rudess, ma anche per Arjen Lucassen. Nella monumentale opera "The Theory Of Everything" compare infatti il genio di Keith ad impreziosire il disco e, nonostante i suoi 70 anni, trasmette una vitalità incredibile e influenza da sempre il polistrumentista olandese.
Un altro punto che avvicina Keith al metal è la sua presenza scenica: coperto da montagne di tastiere, emerge una figura indemoniata nei concerti con una serie di riti quasi sciamanici. Sono celebri i suoi lanci di coltelli contro i sintetizzatori ad esorcizzare sul palco quel totem di tastiere che è stato il simbolo della sua vita, nemmeno Ozzy è arrivato a tanto. Osbourne ha morso animali, evocato sabba neri, ma almeno che io sappia non ha mai lanciato coltelli contro qualcosa o qualcuno sul palco come Emerson.
Keith ha stuprato i tasti del piano, ha cavalcato in piedi la tastiera, ha violentato le dolci note, si è sfogato con il suo strumento come pochi altri e guardatelo mentre improvvisa Bach o suona con gli ELP negli anni settanta.
Nel 1980 c'è infine un altro tassello della vicinanza al mondo oscuro di Keith Emerson: la colonna sonora del film "Inferno" di Dario Argento.
Nel 1980 c'è infine un altro tassello della vicinanza al mondo oscuro di Keith Emerson: la colonna sonora del film "Inferno" di Dario Argento.
"Mater Tenebrarum" infatti è un pezzo che avrà nel mondo metal una importanza rilevante, nascono nelle prime note di questa canzone le soluzioni che i Therion svilupperanno da "Theli" in poi, ma anche i contatti con i Lacrimosa ed un certo mondo doom gotico sono evidenti. Il resto dell'album è pacato, senza l'energia del suddetto anthem, ma nasconde un gusto che ho ritrovato nello stile di Tuomas Holopainen nei Nightwish.
Ecco il lato oscuro di Emerson: il suicidio, le sue performance sul palco, la colonna sonora infernale e le influenze sui protagonisti odierni della scena metallica, per questo noi lo ricordiamo e lo ammiriamo, perché ha tracciato un sentiero dove si sono mossi Jordan Rudess, Jens Johansson con Malmsteen o con gli Stratovarius, Andersen nei Royal Hunt, Christofer Johnsson nei Therion, Michael Pinnella con i Symphony X, Jon Oliva e non solo.
Tutti questi forse non avrebbero avuto il coraggio di lanciarsi in questo ardito mix tra sacro e profano o forse il metal ci sarebbe comunque arrivato, ma il talento di Keith Emerson ha tracciato il percorso da seguire e ne saremo grati per sempre al Signore del Moog.