I MIGLIORI DIECI ALBUM DEL “NUOVO METAL”
CONCLUSIONI (prima parte...)
Cos’è infine il “Nuovo Metal”, di cui tanto abbiamo parlato durante
la nostra rassegna?
Non lo sapevamo all’inizio e tutt’ora, che siamo alla fine, continuiamo a non
saperlo: non è un sotto-genere musicale, ma un insieme di tendenze che non
costituiscono un tutto organico e che hanno caratterizzato l’evoluzione del
metal nel corso degli ultimi venti anni, a partire, diciamo, dall’avvento del
fenomeno grunge, che scardinò gli schemi e rese di colpo obsoleto il glorioso
metal degli anni ottanta (hard rock, heavy metal classico, epic metal da un
lato, speed, thrash e death metal dall’altro).
Sappiamo solo che ad un certo punto qualcosa è successo; il modo più
eloquente per descrivere quanto accaduto è un’immagine: l’espressione ipotetica
che si dipingerebbe sul volto di Udo (fronte aggrottata, naso
arricciato, bocca ripiegata in un ghigno di disprezzo e disgusto) qualora si
ritrovasse per caso a buttare un orecchio sulle folgoranti novità del metal che
abbiamo avuto modo di trattare (post-hardcore, post-metal, post-black,
blackgaze, drone-metal ecc.). Ebbene, tale espressione assomiglierebbe molto a
quella del leghista che, costernato, osserva il kebabbaro che ha appena
aperto proprio laddove, da tempo immemore, esisteva l’osteria di paese,
specializzata in cucina tipica del luogo.
Ma quando esattamente questo “qualcosa” è successo? Pur semplificando,
possiamo individuare due passaggi fondamentali.
Il 1993 è l’anno in cui “qualcosa” indubbiamente si è mosso. Il
nostro approccio è storiografico e quindi superficiale: a noi interessano i
fatti, i dati inoppugnabili. Nella nostra anteprima abbiamo individuato due
album che ritenemmo significativi per l’evoluzione del metal degli anni novanta
e che (notammo quasi per caso ) sono usciti nel 1993: ci riferiamo ad “Undertow”
dei Tool e ad “Enemy of the Sun” dei Neurosis. Un primo
seme fu dunque gettato.
Il 1996 fu invece l’anno in cui il nuovo paradigma si impose con
maggiore consapevolezza. Anche questo dato nasce dalla pura osservazione: in
quell’anno escono i due album che niente meno abbiamo inserito al secondo ed al
primo posto della nostra classifica, ossia, rispettivamente, “Ӕnima”,
sempre dei Tool, e “Through Silver in Blood”, sempre dei Neurosis.
Dirò di più: in quell’anno venne rilasciato un altro album fondamentale che
non abbiamo avuto tempo di trattare, ossia “Filosofem” di Burzum.
Questa è un’opera che non solo dà importanti indicazioni per quanto riguarda
l’universo del post-black metal (sotto-genere che, come si è potuto vedere,
occupa una bella fetta delle migliori energie spese dal metal negli anni zero),
ma definisce in modo chiaro e definitivo il concetto di post applicato al metal
in generale. Per certi aspetti “Filosofem” incarna tutto quello che è “Nuovo”
nel metal: un’elettricità rarefatta che si muove senza schemi e che perde in
potenza per farsi struggente introspezione, al tempo stesso intimo cantautorato
e ricerca stilistica.
Neurosis, Tool e Burzum sono dunque i tre pilastri del
cambiamento. Qualcuno potrebbe obiettare che la nostra sia una visione
parziale, visto che contempla principalmente fenomeni espressi nell’ambito del
metal estremo. Come se in ambito prog, epic, power, classic non fosse uscito
niente di appetitoso. Cosa indubbiamente falsa: anche il metal “non estremo” ha
saputo sfornare eccellenti lavori, basti guardare, per esempio, al gruppo
rivelazione degli ultimi anni che risponde al nome di Alter Bridge. Il
fatto è che esso (il metal-non-estremo) non ha saputo apportare
rilevanti cambiamenti, o sganciarsi in modo significativo dai vecchi stilemi
dell’heavy metal.
Da questo punto di vista, entro la sfera dell'Estremo abbiamo rinvenuto più
voglia e capacità di osare. Ma qui, secondo me, il problema non è tanto del
singolo artista, bensì del genere di appartenenza: epic, power, classic metal
(lo dice il nome stesso) sono ambiti in cui i musicisti si cibano di un background
culturale e stilistico irrimediabilmente tradizionalista, e sono costretti a
muoversi in schemi più rigidi e difficilmente scardinabili. L'Estremo, pena la
monotonia e l'aridità, per sopravvivere si deve giocoforza
evolvere.
O più semplicemente è una questione sociologica: parafrasando lo slogan
di una celebre pubblicità, se “per una grande parete ci vuole un grande
pennello”, per “tempi duri c’è bisogno di musica dura"! Che si tratti di
un fatto artistico, culturale o sociologico, è un dato di fatto che l’idea di
approdare alla drone-music sia venuta in mente ai Sunn O))) e non ad una
formazione emergente dedita all’epic metal. O che l’intuizione di abbracciare
gli stilemi dello shoegaze sia saltata fuori dalla testa del chitarrista
dei Napalm Death e non agli Iron Maiden. Ma del resto non ci stupiamo: sarebbe
come pretendere che il Papa si mettesse a promuovere l’aborto.
Tanta è la nostra convinzione su questo ultimo concetto, che abbiamo deciso
di dedicare l’ultimo spazio a nostra disposizione alla trattazione di
un’altra decina di titoli. Si badi bene: se questa era l’occasione per dare
voce a tendenze importanti da noi ignorate, e quindi integrare quanto da noi
esposto nel corso della nostra rassegna, di contro noi ne approfittiamo per
ribadire cocciutamente la nostra convinzione, ossia che le più originali e
significative spinte propulsive del metal degli ultimi venti anni sono emerse
dal mare motum dell’Estremo piuttosto che da altre parti.
Ecco dunque il nostro “Governo Ombra”, ossia una decina di titoli
alternativi che andranno ad affiancare simbolicamente quei dieci che abbiamo
scelto come “titolari”: se questi ultimi rappresentano la compagine di governo
in carica, i dieci “panchinari” che adesso andiamo a convocare sono da
intendere come il governo alternativo (il cosiddetto “governo ombra”, privo di
potere esecutivo, ma dalla forte significanza politica), messo in campo
dall’opposizione, primo ministro contro primo ministro, ministro dopo
ministro, per rimarcare gli “errori”, o meglio i limiti, dell’esecutivo
ufficiale.
Ma state tranquilli: non staremo a tediarvi con dieci nuove puntate. Ci
limiteremo semmai ad una veloce trattazione che occuperà lo spazio di un solo
post. A domani, dunque, con i dieci album del Governo Ombra del “Nuovo Metal”!