Il personaggio lo conosciamo e Metal Mirror lo ha già trattato attraverso il suo neoclassicismo kitsch, ma oggi voglio sottolineare il lato taumaturgico del chitarrista svedese che, forse solo per il sottoscritto, è stato importante in un periodo duro della vita.
Ci sono diversi modi per reagire alle insidie o ai brutti momenti che la vita ti riserva, siano essi lutti o delusioni amorose, lavorative ecc.
In primo luogo si può chiedere aiuto agli amici e ai parenti per avere un conforto, una parola buona dalle persone care per non sentirsi soli.
In primo luogo si può chiedere aiuto agli amici e ai parenti per avere un conforto, una parola buona dalle persone care per non sentirsi soli.
Poi l'elaborazione prosegue con una sorta di razionalità che cerca di azzerare o almeno diminuire le specifiche sofferenze, dando alle difficoltà una spiegazione anche dove questa non c'è. Resta una teoria fallace perché comunque un solo momento di solitudine basta a farla cadere, quando si è soli spesso lo sconforto ci aggredisce e allora tutte le nostre spiegazioni vanno a farsi fottere.
Prima o poi si resta soli con se stessi e son dolori, ma allora come fare per superare questi terribili attimi?
Io ho cercato di affidarmi alla musica, unica e fidata compagna di viaggio della vita.
Ho provato prima ad avere un conforto per osmosi, in altre parole, cercando gente più triste per cercare di sentirmi meglio. Ho ascoltato per giorni la voce piagnucolante di Aaron dei My Dying Bride, ma il risultato è stato opposto a quello prefissato: una depressione più acuta.
In seconda battuta ho optato per il trattamento happy: power metal felice degli Helloween, ma anche qui la distanza era troppa dal mio stato d'animo e così sono naufragato nella tristezza.
In seconda battuta ho optato per il trattamento happy: power metal felice degli Helloween, ma anche qui la distanza era troppa dal mio stato d'animo e così sono naufragato nella tristezza.
Infine ho pensato ad ascoltare gli Anathema per emozionarmi ed avere sensazioni forti che mi scuotessero, ma che brutta idea! Sono caduto nelle lacrime più amare, ma come uscire allora da tutto questo?
Un uomo pacchiano è venuto in mio soccorso: Yngwie J. Malmsteen.
Avete presente quelle squadre di calcio che si presentano con un allenatore grasso e inguardabile, ma come possono vincere con quel panzone? Invece il panzone sa il fatto suo, crede in alcune piccole ma insostituibili cose che trasmettono sicurezza alla squadra e i giocatori ne giovano.
Allo stesso modo la forza del chitarrista svedese è stata quella di anestetizzarmi, attraverso la sua tecnica e la sua velocità ogni tipo di ferita si è inaridita giorno dopo giorno come se restassi stordito da una medicina talmente pura da spazzare via gran parte del mio organismo.
Non a caso è stato "Alchemy" il disco che mi ha aiutato maggiormente, grazie ai suoi umori barocchi e alle sue infinite scale, ho estraniato me stesso dalla realtà e annullato i miei sentimenti.
Ogni nota ha avuto il potere prima di distrarmi dalla realtà e farmi entrare nel vortice della sua velocità, poi una volta rinchiuso in questa ruota frenetica mi sono trasformato in un criceto che rapidamente correva come se non ci fosse un domani.
"Canta che ti passa" dice il vecchio proverbio, per me c'è stato Yngwie che mi ha sussurrato: "Ascolta le mie scale che ti passa" ed ha avuto ragione.
Non so se quel dolore mi è passato, ma di certo devo dire grazie a Malmsteen!
Anzi non ne parlerò mai con lui, altrimenti potrebbe montarsi la testa e, per uno umile come lui, potrebbe essere una tragedia...
Anzi non ne parlerò mai con lui, altrimenti potrebbe montarsi la testa e, per uno umile come lui, potrebbe essere una tragedia...