"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

27 lug 2015

LA QUESTIONE ITALIANA: ROBERTO TIRANTI


QUESTA VOLTA NELLA NOSTRA RUBRICA DEDICATA AL METAL NOSTRANO ABBIAMO IL PIACERE DI INTERVISTARE ROBERTO TIRANTI, EX SINGER DEI LABYRINTH E NON SOLO. UNA DELLE UGOLE CHE APPREZZIAMO MAGGIORMENTE E, GRAZIE AD UN BAGAGLIO DI ESPERIENZE INTERESSANTI, RIESCE A DARE UN CONTRIBUTO IMPORTANTE AL NOSTRO DIBATTITO.

MM: Ricordo quel giorno al teatro di Genova in cui festeggiavi il compleanno e ascoltavo dalla platea il tuo concerto. Più che un live canonico fu un percorso nella tua carriera, puoi qui fare un riassunto della tua formazione ? Quali tappe consideri importanti sottolineare e quali errori non rifaresti?
R: 40/25 fu un concerto meraviglioso ed estremamente stancante, tanti gli ospiti intervenuti, su tutti Rocco Tanica, Stef Burns, Irene Fornaciari, Labyrinth etc. La formazione “base” è la stessa che mi sta accompagnando dal vivo per i concerti di "Sapere Aspettare": Aldo De Scalzi (autore musicista talentuosissimo esponente nelle colonne sonore pluripremiato), Andrea Maddalone, Massimo Trigona, Roberto Maragliano. Tutto ciò che ho fatto in questi 26 anni ha prodotto il Roberto Tiranti di oggi, errori inclusi per cui non voglio fare bilanci o stilare liste di cosa è andato male. Si volta pagina sperando di non commettere gli stessi errori sapendo per certo che se ne commenteranno di nuovi.

MM: La tua voce è stata protagonista in diversi generi dal metal al prog, ma oggi esce un album lontano da queste sonorità. Quale è stata la genesi è come sei approdato a questo disco?
R: oggi mi cimento con quella che è la mia visione della musica a 360 gradi e a ben sentire non ci saranno sonorità metal in "Sapere Aspettare", ma di certo il rock c’è in brani come “Know how to wait” e “Percorso obbligato”. I brani sono nati senza nessuna imposizione o preconcetto, una chitarra e la voce ed il resto è venuto da sé. L’album contiene il sunto delle mie esperienze e della mia voglia di essere libero da “schemi”.

MM: Metal Mirror, lo dice il nome, è un blog che ama la musica estrema. In Italia il fenomeno musicale metal è sempre vissuto nell'ombra , forse la sua matrice underground è stata la sua forza o il suo limite?
R: L’Italia è uno strano paese che vuole dar a bere che la musica italiana nel mondo debba essere rappresentata da “Il volo”, ma con tutto il rispetto in Italia c’è molto di più e finchè continueranno a dare di noi quell’immagine di strada ne faremo ben poca. Troppi i pregiudizi che vengono riversati sul Metal e purtroppo ancora troppi i fruitori che “se sei italiano non sei degno” tradotto=esterofilia. L’ombra è data da chi snobba i gruppi tricolore lamentandosi per un biglietto a 10 euro ma è pronto a spenderne 10 volte tanto per altri.

MM: Quanto è stata importante l'influenza dei luoghi dove vivi nella tua musica? Genova o altri posti quanto hanno influito sulla tua crescita artistica?
R: la città il contesto sono fondamentali e influenzano SEMPRE il prodotto finale, io risento molto della famosa “scuola genovese” soprattutto nella scrittura dei testi in italiano.

MM: Facciamo un salto al periodo dei Labyrinth, dopo i grandi esordi power-progressive ci fu anche in loro un cambiamento di rotta. Perché è stato necessario? Non voglio dire che sia stato peggio, ma diverso e non tutto il pubblico comprese?
R: il cambio fu fisiologico e non studiato a tavolino, la cosa che mi fa sorridere anche un po’ amaramente è che all’epoca molti commenti furono “Freeman è un brutto disco” oggi invece per molti è diventato un gran disco……boh……credo che alcuni dovrebbero fare pace con i neuroni. Di fatto scrivemmo suonammo e cantammo ciò che in quel momento ci passava per la testa senza nessuna imposizione e di fatto scegliendo la strada più difficile.

MM: Parlando della tua anima progressive, vorrei che ci parlassi della tua esperienza con i grandi del genere della musica italiana. Sai a chi mi riferisco? Che esperienza hai vissuto fianco a fianco dei New Trolls?
R: Il periodo migliore fu fra il 2000 ed il 2002 quando Vittorio De Scalzi decise di riproporre il Concerto Grosso dal vivo con orchestra sul palco con noi. Una delle più belle esperienze della mia vita. Oggi continuo nel mondo del prog grazie ai miei Mangala Vallis e a Ken Hensley.

MM: Quali credi sia il futuro del metal di matrice power e progressive? Non sembra un genere facile per uscire dall'ombra dei grandi del passato (Helloween ecc), i gruppi di oggi sono destinati ad essere nani sulle spalle di giganti?
R: Sono cambiate molte, troppe cose, il Metal che oggi funziona di più è quello estremo e non vedo una rinascita del power…anzi.

MM: Riesci a vivere di musica? Non voglio sapere se fai un altro lavoro e quale, però mi chiedo se un cantante come te ha modo di arrivare a fine mese con la musica...
R: oggi vivere di musica in italia è pressoché IMPOSSIBILE; io riesco poiché alle esibizioni live aggiungo la didattica. Insegno canto dal 1998 ed è il motivo per cui riesco a tenere la barca pari. Non che all’estero la situazione sia migliore, ma è più semplice fare musica e portare a casa uno stipendio, in alcuni paesi esistono regole ed enti preposti a tutela della musica e dei musicisti….qui siamo sempre e comunque nel paese del “che lavoro fai? il musicista..si ok, ma che lavoro fai?"

MM: Quali consiglie daresti a un vocalist che inizia oggi nel genere power ? Perché le tue esperienze passate ti hanno arricchito anche in termini interpretativi?
R: sinceramente io non so cosa significhi essere un cantante power, no mi è mai stato richiesto di essere qualcosa che non sono. Nei Labyrinth mi lasciarono carta bianca e a detta di alcuni (soprattutto addetti ai lavori) il connubio felice nacque dal fatto che "Return To Heaven Denied" non aveva lo stereotipo del cantante power al suo interno. Consigli non ne ho e non ne do, mi sento solo di dire che l’impegno e la serietà portano sempre a dei risultati certi.

MM: Cosa c'è nella tua playlist ultimamente? Sul comodino o in macchina o altrove, che cosa ascolti a parte le tue cose ovviamente?
R: Porcupine Tree, soprattutto l’album "Deadwing", ultimamente la riscoperta di "Promised Land" dei Queensryche