"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

17 lug 2015

TWISTED SISTER: I TROGLODITI HANNO FAME!


I 10 MIGLIORI ALBUM GLAM METAL

CAPITOLO 3: "STAY HUNGRY" (10/05/1984)

Continuiamo, in rigoroso ordine cronologico, la nostra analisi dei dieci migliori album Glam metal della Scena statunitense (periodo 1983-1989). E per farlo ci spostiamo dalla California dei Motley Crue all’East Coast, alla Grande Mela. Da Long Island, New York, ecco i Twisted Sister!

A cura di Morningrise

Un adolescente è chiuso nella sua cameretta, sta ascoltando un pezzo rock imbracciando una chitarra elettrica e facendo finta di suonare la canzone che gira nell’hi-fi. Ma tutt’a un tratto la musica si ferma bruscamente all’irrompere in stanza del padre che comincia ad apostrofare con arroganza e sdegno il povero figlioletto: ”Ok signorino, cosa pensi di fare??!” lo apostrofa il genitore. “Questa la chiami una stanza??” e comincia a insultarlo e a buttare all’aria i libri dagli scaffali, intimando al malcapitato di mettere in ordine tutto quanto e continuando a urlargli a mezzo metro dalla faccia, sputacchiando saliva e con il volto deformato dalla rabbia. A far precipitare le cose è la scoperta di un poster sul letto del figlio, un poster dei Twisted Sister…a quel punto…apriti cielo!! La rabbia dell’adulto tocca vertici inauditi davanti al ragazzino sempre più intimidito e impaurito: ”Che razza di uomo sei?? Non fai niente…NON SEI niente! Te ne stai tutto il giorno seduto qua a suonare queste nauseanti e ripugnanti melodie elettriche! Ma da dove sei uscito?? Mi stai ascoltando?? Cosa vuoi fare della tua vita??”. A questo punto il povero adolescente è completamente sdraiato sul letto sovrastato dalla figura paterna oramai fuori di sé per lo sdegno verso quel figlio…degenere! Ma la risposta del ragazzo, coraggiosa, sofferta e imprevedibile è… ”I WANNA ROCK!!” 
E una plettrata ben assestata alla sua sei corde fa sì che il riverbero elettrico spinga direttamente fuori dalla finestra l’adulto che finisce a terra completamente sorpreso, coperto dai detriti e umiliato dalla moglie che gli versa in testa un catino d’acqua…
Nel frattempo il ragazzo comincia a girare vorticosamente su se stesso fino a cambiare forma e diventare…Dee Snider!! Il frontman della Sorella Svitata porta subito lo scompiglio in casa trasformando il resto dei componenti della tranquilla famigliola medio-borghese negli altri membri della band. Il padre despota, rientrato nell’abitazione, viene preso a porte in faccia e ricacciato di nuovo giù dalla finestra mentre il figlio, a quel punto libero, si ritroverà direttamente in prima fila in un live infuocato della band.

Questo videoclip di “We’re not gonna take it” fa il paio con l’altro celebre video che venne girato per il secondo singolo estratto dall’album in oggetto, “Stay Hungry”, e cioè “I Wanna Rock”, che ne ricalca lo schema, utilizzando per la parte del “cattivo” perfino lo stesso attore, ma spostando l’ambientazione nell’aula di una scuola. 
La scuola fu uno dei temi ricorrenti nelle liriche del gruppo, tanto che nel disco dell’anno successivo, dal titolo programmatico “Come out and play”, venne inserita “Be chrool to your Scuel”: la canzone non era granchè ma sarà ricordata negli anni per l’ennesimo video-scandalo, girato con il solito stile molto ironico, ma anche molto esplicito, in cui gli scolari, dallo sguardo vacuo perchè annoiati all’inverosimile durante la lezione, diventeranno poco dopo, all'erompere della musica, degli zombie che imperverseranno nei corridoi del Liceo! Il video, che vedeva anche la partecipazione di Alice Cooper, venne addirittura bandito da MTV perchè considerato troppo offensivo (aridaje!)

Nella nostra Anteprima avevamo già accennato all’importanza dei video musicali nell’estetica Glam per la facilità con la quale questo strumento può veicolare determinati messaggi, e quelli dei TS sono tra i più esemplificativi in merito.
Come tanti loro colleghi, anche la band newyorkese, per i testi di queste canzoni e per questi video, che esprimevano sicuramente un grandissimo senso di ribellione ed anticonformismo, cadde sotto la scure della  Sig.ra Gore e del suo P.M.R.C. che l'accusò di incitare i giovani alla violenza verso i genitori, tanto da venir inserita all’interno della black list dei “Filthy fifteen”, costringendo con ciò il povero Dee a presenziare all’udienza della commissione senatoriale sul Rock nel settembre ‘85. 
Per spirito documentale e curiosità personale, sono andato a vedermi l’intera audizione di Snider in Senato. Fa davvero effetto vedere costretto da un’istituzione rappresentativa di uno Stato democratico un libero artista rispondere al fuoco di fila di questi politicanti laccati (tra cui spicca un agguerrito Al Gore che porse le domande più affilate a Dee), doversi giustificare sui testi delle proprie canzoni, o, peggio, esprimere cosa ne pensasse circa il comportamento da tenere da parte dei genitori nei confronti della musica che ascoltavano i figli (sic!). 
E’ un filmato comunque istruttivo che fa emergere plasticamente la differenza di ragionamento e la distanza che intercorreva tra i due mondi delle due parti in causa. “I nostri video vogliono semplicemente essere dei cartoni animati con attori umani”, dovette incredibilmente “difendersi” Snider. E per tutta risposta il senatore E. Hollings (peraltro appartenente al Partito democratico…) gli rispose: “Sono semplicemente sporcizia scandalosa!”. Per dire il clima che si respirava all’udienza nonché l’atteggiamento bipartisan della politica americana di allora nel tentativo di censurare determinati contenuti…

La “pericolosità” dei Twisted Sister risiede quindi non tanto nell’aver trattato i classici temi “scabrosi e devianti” (cioè sesso e droga, i cui eccessi Snider, da cristiano credente, non praticava e non aveva interessa a trattare) quanto nell’aver posto al centro dei loro video e dei loro testi quella conflittualità tra genitori e figli e la critica verso il sistema educativo in generale che l’establishment annotò e cercò di bloccare.

Tentativo ovviamente fallito: l’album vendette solo negli States 3 mln di copie. La grande presenza scenica del frontman, capace come pochi di aizzare il pubblico e creare uno spettacolo dentro lo spettacolo, con la sua inconfondibile voce roca e potente al contempo, spianò infatti la strada alla band che però, proprio sul più bello, non seppe mai ripetersi qualitativamente negli anni successivi come riuscì in “Stay hungry”, full lenght della consacrazione e al contempo dell’apice artistico toccato da Snider&Co..
Dee Snider…piccola parentesi su quest’uomo, che proprio quest’anno ha toccato i sessanta: è davvero un personaggio unico e seminale per l’intero movimento Glam, a partire da un look in cui spiccava prima di tutto quella massa di capelli biondi e ricci, (che a me ricordano quasi le fronde di un salice piangente) che facevano da contorno a un viso del tutto particolare, quasi “di gomma” da quanto riusciva a deformarlo e allungarlo, sempre immortalato in pose molto accentuate, grottescamente espressioniste. La sua chioma può far capire come, a causa di tipi come lui, il Glam venne anche ribattezzato, in un’accezione derisoria, “hair” metal (appartenenza che peraltro i TS rifiutarono sempre). Anche il suo trucco era unico, così marcato sia nel rossetto che nell’azzurro intorno agli occhi, e immediatamente riconoscibile per le due larghe strisce rosse sulle guance, una sorta di simbolo tribale, e il neo finto sopra il labbro ridicolmente inquietante! Un’immagine peraltro non del tutto omologabile ai principali gruppi glam losangeliani, in quanto meno androgina e/o edonistica, più giocata sul grottesco e la presa in giro, oltrechè su un approccio più stradaiolo, da periferia suburbana lower class.

Ma tornando al nostro disco: si presenta con una celebre copertina, che dà già l’idea dell’originalità e dell’autoironia della band con il singer, appiattito in un angolo tra due grigie mura (una casa fatiscente? una prigione?), in una versione assimilabile più ad un troglodita, ad un uomo preistorico piuttosto che a un rocker, il make-up di cui sopra in evidenza, con gli occhi spiritati, intento ad azzannare un osso sanguinolento. L’imperativo, espresso dal titolo, di rimanere affamato campeggia in un rosso sangue su sfondo grigio. E’ di fatto un’intimazione e l’omonima opener track lo ribadisce con un ritmo elevato, che incita a scatenarci e ad urlare a squarciagola il ritornello di facile presa.

Ma attenzione: se è vero che l’album rimarrà negli annali del rock più per questa canzone e per i due singoli di cui abbiamo parlato prima, fondamentali maggiormente per i testi che per le musiche, è altrettanto assodato che questi sono forse gli episodi più semplici, punkettari e probabilmente composti per fare da traino sul mercato e in sede live. Ma a mio modo di vedere il bello dell’ascolto sta nei restanti brani: se estrapoliamo la dolcissima ballad "The price" e l’ottima “Don’t let me down”, dal forte sentore NWOBHM e in cui i due axemen, J.J. French e Eddie Ojeda, dimostrano di saperci fare anche tecnicamente, alternandosi in assoli semplici ma di gusto; nei restanti brani, dicevo, a prevalere è invece un mood oscuro, a tratti sabbathiano, con maggior enfasi posta sui ritmi lenti o medi. Ed è per questo che ascolterei ad libitum “Burn in hell”, dall’inizio lento ed ossessivo che poi esplode in un refrain vorticoso con un ottimo A.J. Pero (scomparso proprio quest’anno per un attacco cardiaco) dietro le pelli a “dare il bianco”; o la complessa e oscura “Horror-Teria”, divisa in due parti, quasi progressiva nel suo crescendo trascinante. E una certa vena doom la ritroviamo anche nella penultima, evocativa “The beast” che rimanda ancora con le sue sonorità alla copertina del disco, e nella conclusiva “S.M.F.” (scopritelo da soli cosa sta a significare quest’acronimo…), dal testo che racchiude tutta la ribellione della musica dei TS.

Ma, al di là delle etichette, sempre poco appassionanti e veritiere, rimane il fatto indiscutibile che i Twisted Sister furono nella loro apparente semplicità probabilmente la band che meglio esemplificò l’atteggiamento glam, un modus vivendi libertario e anticonformista, scanzonato ma serio e professionale nello stesso tempo, inteso a dissacrare ed a rompere le catene delle regole sociali riconosciute dagli States dell’era-Reagan.

E non erano concetti nascosti tra le righe…

We’ve got the right to choose and / there ain’t no way to lose it / This is our life, this is our song! / We’ll fight the powers that be just / don’t pick our destiny ‘cause / you don’t know us, you don’t belong! (da “We’re not gonna take it”)

So if you ask me why I like the way I play it / There’s only one thing I can say to you…I WANNA ROCK!! (da “I wanna rock”)