I fratelli Oliva nel 1991 creano una delle migliori Opere Metal di tutti i tempi, non è solo una trama ad unire le canzoni in questo disco ma una sintonia tra loro due, la città di New York, la storia del rock, la vita di tutti noi.
Per me le emozioni si declinano grazie ai Savatage. Nessun gruppo mancherà al panorama Metal quanto i Savatage e, in questo disco, c'è tutto quello che si può desiderare da un Concept Album.
Questo lavoro era già stato concepito nel 1979 dalla penna del produttore Paul O'neill che ne voleva fare un musical a Broadway, ma resta nel cassetto fin quando Criss Oliva non decide di metterlo in musica e l'idea si rivela vincente.
È l'ultimo disco in cui canterà Jon (eccezion fatta per "Poets and Madmen" e i suoi lavori solisti), è l'ultimo dove i fratelli Oliva sono così protagonisti, ma non solo perché dal successivo "Edge Of Thorns" entrerà Zak Stevens alla voce, ma anche perché scrivono i pezzi in simbiosi e scolpiranno pagine importanti della loro storia e, di conseguenza, della storia della musica Metal in generale.
La trama non brilla onestamente per originalità: la solita ascesa e discesa della vita di un musicista che, prima malvivente e spacciatore, diventa artista di successo e vive in simbiosi con la città di New York. Non è la storia, però il vero punto di forza di "Streets", ma è la classe, il gusto sinfonico e la coerenza tra le canzoni che fa fare il salto di qualità. Addirittura esiste una versione con la storia narrata che, pur rallentando la presa emotiva, trasmette ancora di più quel gusto di concept newyorkese...
Dagli scritti di Paul O'neill l'album si doveva intitolare "Gutter Ballet" o "Ghost in The ruins", invece quanto è stato indovinato scegliere "Streets - A rock opera"! Perfetto, perché questo concept nasce e vive nelle Strade di New York oltre ogni sobborgo rap del Bronx, questa è New York City per me: è questa storia, questa musica, questa perdizione del personaggio DT Jesus e rendiamo grazie per sempre alla famiglia Oliva.
Ricordo la confusione che generò in me il primo ascolto, non ero pronto, avevo un groviglio di emozioni dentro che non riuscivo a comprendere da adolescente immaturo quale ero. Crescendo ho amato sempre più questo lavoro, lo considero tra i più importanti album della mia vita perché non ho mai cantato e pianto così tanto come su queste note. Andrebbe studiato a scuola...
E poi di cosa vogliamo parlare? Di "Believe" o "Jesus Saves"? Se non sapete come suonano queste canzoni, per favore andate via e lasciatemi solo con la famiglia Oliva. La gioia, le emozioni, la carica, la classe e non solo, ecco cosa trovo ancora oggi tra i meandri di un capolavoro senza tempo dentro il mio cuore, ma che dovrebbe essere dentro i cuori di tutti noi.
Come sempre, sono i dettagli a fare la differenza: la copertina ad esempio, nemmeno i Queen avrebbero potuto osare tanto. I quattro musicisti all'interno di una scenografica architettura sono sufficienti per capire che non si scherza, come se volessero avvisarci di aver scritto un capolavoro, non c'è bisogno di rappresentazioni fantasiose o di personaggi della storia da mettere in copertina, bastano loro.
"New York Don't Mean Nothing" è una frase strepitosa, non chiedetemi perché ha esercitato sempre un fascino enorme, come d'altronde la chitarra avvolta nelle rose che è stato non solo il simbolo di un gruppo, ma di una vita intera e forse del Metal sinfonico in generale.
Oggi fa caldo ed è ormai finita la giornata, mi affaccio alla finestra e guardo la frenesia della città ascoltando "Tonight He Grins Again" e mi commuovo. Scende una lacrima con un sorriso, perché Jon è qui con me che offre whisky con ghiaccio e sa cosa provo, mi tocca il gomito con il bicchiere in mano e canta ancora una volta:
"Time Time And Time again / I'm Just Looking For A Friend"...
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Come sempre, sono i dettagli a fare la differenza: la copertina ad esempio, nemmeno i Queen avrebbero potuto osare tanto. I quattro musicisti all'interno di una scenografica architettura sono sufficienti per capire che non si scherza, come se volessero avvisarci di aver scritto un capolavoro, non c'è bisogno di rappresentazioni fantasiose o di personaggi della storia da mettere in copertina, bastano loro.
"New York Don't Mean Nothing" è una frase strepitosa, non chiedetemi perché ha esercitato sempre un fascino enorme, come d'altronde la chitarra avvolta nelle rose che è stato non solo il simbolo di un gruppo, ma di una vita intera e forse del Metal sinfonico in generale.
Oggi fa caldo ed è ormai finita la giornata, mi affaccio alla finestra e guardo la frenesia della città ascoltando "Tonight He Grins Again" e mi commuovo. Scende una lacrima con un sorriso, perché Jon è qui con me che offre whisky con ghiaccio e sa cosa provo, mi tocca il gomito con il bicchiere in mano e canta ancora una volta:
"Time Time And Time again / I'm Just Looking For A Friend"...
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